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La cucina ligure: un elogio a tradizione e natura

La cucina ligure: un elogio a tradizione e natura

La storia, la natura e gli ingredienti tipici del territorio hanno permesso alla cucina ligure di essere molto diversificata e interessante. Un vero e proprio viaggio tra tradizione e gusto.

La tradizionale cucina ligure è molto ampia e variegata. La sua grande diversità è dovuta a svariati fattori, tra cui la sua geografia: con territori contrapposti tra loro, come la montagna e il mare, e un’estensione che la porta a toccare sia la Toscana che la vicina Francia.

Gattafin e barbagiuan: i ravioli tipici della cucina ligure

Una delle maggiori attrattive della Liguria è rappresentata dal Parco Nazionale delle Cinque Terre. In quest’area di incredibile bellezza paesaggistica, la cucina ligure è un’attrattiva turistica al pari delle meraviglie naturalistiche. Esiste in particolare un prodotto enogastronomico molto apprezzato in quest’area: il «gattafin», il raviolo fritto ripieno di bietole, formaggio e uova. L’origine del nome del gattafin è legato alla località «La Gatta», dove era presente una cava. I cavatori, rientrando a casa dal lavoro, raccoglievano le erbe selvatiche lungo il sentiero, portandole poi alle mogli che, nel frattempo, avevano preparato la sfoglia del raviolo. Un’altra teoria spiegherebbe che il nome deriverebbe dal termine «gattafura», vocabolo indicante in generale il raviolo.

Dalla parte opposta della Liguria esiste un altro raviolo altrettanto gustoso: il «barbagiuan». Anche il barbagiuan è fritto ma, al suo interno, si cela un cuore di zucca, riso e formaggio. L’origine di questo piatto tipico della Val Nervia (nell’entroterra di Ventimiglia) è legata alla leggenda popolare che vede per protagonista un cuoco chiamato «barba Giuà» (zio Giovanni).

Alcune curiosità sulla cucina ligure

Oltre ai diversi tipi di raviolo, di focaccette, di pesci ed altre sfiziosità dell’enogastronomia ligure esistono anche altre ricette che attestano la varietà e la fantasia della tradizione culinaria ligure. Come ad esempio la tradizionale focaccia chiamata «Piscialandrea». Questa pietanza (che viene spesso confusa con una sorta di pizza) prende il proprio nome dal famoso ammiraglio Andrea Doria. Secondo alcune versioni, questa caratteristica focaccia venne ideata dall’ammiraglio stesso, mentre altre attestano semplicemente che fu un dono da parte degli abitanti della città natale di Doria. In ogni caso «Piscialandrea» è caratterizzata da un ingrediente nello specifico: la sardina.

Invece, per i visitatori della Val Graveglia, si consiglia di assaggiare i così detti «testaieu». Questa specialità consiste in focaccine molto soffici, di forma tonda che vengono usualmente condite con il pesto genovese. Pur essendo un piatto molto semplice, la sua preparazione è abbastanza curiosa: infatti, secondo la tradizione, è previsto l’uso di speciali vasi di terracotta (precedentemente arroventati) in cui viene versato l’impasto. Successivamente i vasi vengono impilati uno sull’altro in modo che il fondo del vaso superiore funga da coperchio per quello inferiore.

Le sagre della tradizione ligure

In presenza di una tale diversità gastronomica, è stato inevitabile che gli abitanti della regione omaggiassero la propria cucina con un’altrettanta varietà di sagre. Queste offrono ai visitatori la possibilità di degustare i prodotti locali tipici, dal vino ai prodotti della terra e del mare. Ne sono un perfetto esempio la Sagra del Nostralino di Ranzi e la Sagra del Pesce di Celle Ligure.

La prima è una delle sagre più antiche della regione ed è nata nel secondo dopoguerra. Si svolge ogni anno a Ranzi (sul panoramico Colle della Madonnina) durante i giorni che precedono Ferragosto. Per l’occasione, ad accompagnare i piatti di ogni sorta e genere, non manca mai il Nostralino, un tipico vino ligure. Invece la Sagra del Pesce di Celle Ligure (provincia di Savona) offre ai buongustai la possibilità di assaporare il Pesce Azzurro (piccolo pesciolino fritto) abbinato alle tipiche focaccette liguri.


Emmanuele Occhipinti
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Una passione per la natura coltivata fin da piccolo mi ha condotto a studiare Scienze dell’Ambiente e della Natura ma, in seguito ad un sogno rivelatorio (se si vuole credere a questa versione), mi sono ritrovato con carta, penna ed un sogno nel cassetto.
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