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Importanza dell’inquinamento indoor: la pandemia ha mutato le prospettive

Importanza dell’inquinamento indoor: la pandemia ha mutato le prospettive

La pandemia ha offerto respiro alla natura ma, insieme ai molti confinati all’interno di edifici, ad assumere un nuovo peso è stato l’inquinamento indoor.

Durante la pandemia molti sono stati costretti a fermarsi e questo ha offerto a natura e ambiente un periodo di inaspettato respiro. La qualità dell’aria è quasi ovunque migliorata, ma a porsi al centro dell’attenzione è stato l’inquinamento indoor. Ora ulteriori indagini sono d’obbligo e la scienza ne è consapevole.

inquinamento indoor

Inquinamento e pandemia:

Siamo abituati a guardare con preoccupazione all’inquinamento atmosferico. I maggiori responsabili della pessima qualità dell’aria che respiriamo sono i combustibili fossili. Diverse immagini satellitari hanno mostrato che, in tutto il mondo, quando la pandemia ha imposto uno stop, le cappe di smog sulle città si sono allentate. I veicoli elettrici sembrano, poi, pronti ad affermarsi e ciò potrebbe portare a un netto calo degli ossidi di azoto. Con i lockdown la vita di molti si è però trasferita tra le mura domestiche. Mentre, per esempio, i bambini del Regno Unito non trascorrono in media più di un’ora al giorno all’aria aperta, a preoccupare è l’inquinamento indoor.

L’inquinamento indoor:

Le fonti di inquinamento indoor sono molte. Quando cuciniamo, soprattutto ad alte temperature, utilizzando gas, produciamo ossidi di azoto e particolato. Le attività di pulizia, e i diversi prodotti utilizzati, liberano, poi, composti organici volatili, così come la combustione di candele profumate. Alcuni sostanze sono direttamente dannosi, mentre altre lo diventano reagendo con diversi elementi. Il sistema appare dunque complesso e dinamico e, tramite la ventilazione l’aria outdoor diventa determinante anche all’interno degli edifici. Il calo degli ossidi d’azoto porterà, per esempio, a un aumento della quantità di ozono nell’aria e, quindi, anche dell’esposizione a esso nelle nostre case. Questo gas, nei bassi strati dell’atmosfera, può causare problemi respiratori.

Una nuova prospettiva:

La pandemia ha portato l’inquinamento indoor al centro dell’attenzione. Il suo impatto sulla salute è purtroppo altissimo. L’esposizione a lungo termine favorisce l’insorgenza di patologie cardiovascolari e aumenta le possibilità di sviluppare cancro ai polmoni. Nel breve il rischio è l’aggravarsi di condizioni esistenti, fra cui l’asma. Le ricerche si sono finora concentrate sull’inquinamento outdoor, ma ora la necessità di un cambiamento è evidente. Le informazioni su diversi inquinanti sono, infatti, troppo carenti. Mentre si sviluppano edifici sempre più ermetici è, poi necessario indagare sull’impatto della ventilazione. Essa diluisce gli inquinanti interni, ma aumenta l’esposizione alle sostanze dannose provenienti dall’esterno.

Il periodo che stiamo vivendo ci obbliga a considerare l’inquinamento indoor in modo diverso. I miglioramenti nella qualità dell’aria esterna determinati dai lockdown non costituiscono una garanzia per il futuro e questa nuova prospettiva non fa altro che ricordarcelo. Gli inquinanti sembrano, purtroppo, aver solo spostato il loro raggio d’azione e mai l’espressione “casa, dolce casa” è apparsa più anacronistica.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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