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Il primo produttore di birra carbon negative: l'esempio di Brewdog

Il primo produttore di birra carbon negative: l'esempio di Brewdog

L'azienda scozzese è la prima del suo settore a tagliare questo traguardo: lo farà anche creando una foresta da un milione di alberi nelle Highlands

BrewDog sarà il primo produttore di birra al mondo a diventare carbon negative. L’azienda scozzese ha annunciato a fine agosto che presto riuscirà a rimuovere più anidride carbonica (Co2) dall’atmosfera di quella che rilascia con le sue attività, dagli impianti di produzione alla catena di pub che possiede. L’ambizioso traguardo sarà tagliato grazie a un piano di investimenti di oltre 30 milioni di euro.

Birra Brewdog carbon negative

La strategia di BrewDog

L’iniziativa più interessante inclusa in questa strategia è rappresentata dalla creazione di una nuova foresta nelle Highlands scozzesi. Con un milione di alberi, la BrewDog Forest renderà verde un’area di oltre 800 ettari e contribuirà a risanare quasi 25mila metri quadrati di terreni torbosi nel corso dei prossimi anni. La zona comprenderà anche un campeggio sostenibile che ospiterà eventi aperti al pubblico. Nel piano ci sono anche altri progetti in rampa di lancio, come l’idea di alimentare i pub con sede in Gran Bretagna con energia eolica, il riciclo dell’acqua e investimenti per supportare i birrifici nell’accorciamento le loro filiere.

Il percorso dell'azienda

Nel suo ultimo rapporto sulla sostenibilità, BrewDog segnala di aver prodotto un totale di quasi 68mila tonnellate di Co2 nel 2019, di cui poco meno di 50mila derivanti dalle sue attività nel Regno Unito. L’azienda punta ora a raddoppiare la rimozione di Co2, percorso al quale lavorerà con i partner dei sistemi di compensazione finché non cominceranno i lavori per la realizzazione della foresta, prevista nel 2021. La strategia per diventare carbon negative è stata sviluppata in partnership con Mike Berners-Lee, esperto di impatto ambientale e fondatore di un’azienda attiva nel settore delle energie rinnovabili.

Dietro questa mossa, c’è la convinzione che la neutralità climatica non sia più sufficiente e che le aziende debbano essere in prima linea nel contrastare i cambiamenti climatici. “Emissioni nostre. Problema nostro. Così andremo a sistemarlo in prima persona – ha dichiarato James Watt, cofondatore di BrewDog, a Forbes.comIl mondo scientifico è chiaro: siamo dei sonnambuli che camminano sul bordo di un burrone. Se il mondo non decide di affrontare il problema urgente delle emissioni, i risultati saranno catastrofici. Per troppo tempo si sono dette sciocchezze. I governi hanno dimostrato di essere completamente incapaci nel fronteggiare la crisi. Il cambiamento del nostro pianeta e dei bisogni della società deve arrivare dai progressi del mondo economico, vogliamo fare la nostra parte e rendere chiara la nostra posizione”.

Un'azione da pionieri

La strategia annunciata da BrewDog potrebbe presto spingere altre realtà, non solo del mondo delle birre, a intraprendere la stessa strada. “Attraverso il nostro lavoro vogliamo fissare nuovi standard per tutte le attività – ha aggiunto Watt – Le aziende devono tenere traccia del loro impatto sul pianeta. Accoglieremo tutte quelle che vogliono cominciare a dialogare con noi”.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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