Il gruppo H&M lancia un sito per la rivendita dei vestiti per il brand Cos
Nuova mossa del gruppo H&M in ottica sostenibilità. Il gigante della moda svedese si prepara a lanciare il sito per la rivendita di vestiti usati del marchio Cos. Con questa piattaforma, chiamata Resell, il gruppo punta a offrire ai clienti più attenti ai loro consumi un’alternativa all’acquisto di capi d’abbigliamento nuovi di zecca. Una soluzione che, se accompagnata da pratiche di produzione più eco-friendly, potrà dare un contributo al contenimento degli impatti negativi sull’ambiente di H&M.

Come funziona Resell
Resell sarà lanciata inizialmente nel Regno Unito e in Germania, per poi essere aperta ai clienti di tutto il mondo nel corso dell’autunno. Sarà “una selezione online curata dalla comunità” dove le persone potranno vendere i loro vecchi vestiti griffati Cos e acquistare nuovi capi scegliendo dall’archivio del brand degli ultimi 13 anni. Il venditore fissa il prezzo, deve fornire tutte le informazioni e gestire i post relativi ai propri annunci. Il marchio inglese tratterrà il 10 percento del prezzo di vendita per “coprire i costi logistici della rivendita”.
Il successo degli abiti di seconda mano
Cos è il primo brand in assoluto a lanciare una piattaforma per la rivendita dei propri prodotti usati. La novità potrebbe portare ancora più persone in giro per il mondo a scegliere un vecchio vestito anziché uno fresco di fabbrica. La tendenza negli ultimi anni è cresciuta molto ed è destinata a farlo ancora di più nel corso dei prossimi anni. Appena l’anno scorso, la società di GlobalData aveva previsto che il mercato degli abiti di seconda mano sarebbe cresciuto dai 24 miliardi di dollari del 2018 a un valore di 51 miliardi entro il 2023. Un successo confermata dalla nascita di diverse piattaforme specializzate nel settore come Thredup, Poshmark e The RealReal.
Le critiche all'iniziativa
Questo passo di H&M, tuttavia, non convince tutti. C’è chi lo vede solo come un passo per sfruttare una nuova opportunità economica andando a occupare una fascia di mercato emergente. Oppure chi la interpreta come un modo per “evitare il dibattito sulla sovrapproduzione”, come sostiene la consulente per la sostenibilità e avvocato Aja Barber. Un altro punto critico da superare è la longevità dei vestiti prodotti: perché la rivendita sia veramente sostenibile, i capi devono resistere nel tempo e questo richiede un ripensamento a monte nella ideazione dei prodotti, soprattutto da parte dei marchi di fast fashion come H&M. Cos sta lavorando in questo senso: entro il 2030 punta a realizzare solo vestiti con “materiali riciclati o ricavati da fonti sostenibili”. L’azienda, tuttavia, non ha fornito dettagli su questi piani. Altre voci critiche affermano che la rivendita dei propri prodotti è il minimo che le aziende della moda possano fare per ridurre il proprio impatto.
La risposta del gruppo
Lo scetticismo sull’efficacia della piattaforma Resell è rappresentato anche dal fatto che si tratta di un’iniziativa isolata all’interno di un gruppo, H&M, noto per le sue pratiche poco sostenibili. Nel 2018, ad esempio, è stato criticato per aver bruciato i vestiti invenduti. “Come catena globale della moda, H&M ha un ruolo importante e questa è la ragione per la quale stiamo trasformando tutte le nostre attività per diventare completamente circolari e climate positive”, ha dichiarato l’area comunicazione del gruppo

Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.
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