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I frutti africani inutilizzati che potrebbero diventare un nuovo superfood

I frutti africani inutilizzati che potrebbero diventare un nuovo superfood

Alcuni frutti africani selvatici potrebbero integrare diete a basso contenuto proteico aiutando a prevenire carenze nutrizionali.

Diversi frutti africani potrebbero diventare nuove coltivazioni. Si tratta di frutti fino ad ora poco considerati nel panorama dell’alimentazione ma che rappresenterebbero un enorme potenziale inesplorato. L’Università di Johannesburg in Sud Africa ha scoperto quantità di aminoacidi essenziali all’interno di ben 14 specie di frutta africana. Alcune di queste piante avrebbero le potenzialità per essere considerati dei veri e propri “superfood”.

frutti africani
Foto: Andrew Ashton @Flickr

Frutti africani dimenticati e inesplorati, una miniera nutrizionale

Mais, grano, riso, patate e soia; la maggior parte della produzione alimentare mondiale si concentra attorno a queste grandi colture. Eppure esistono in natura una quantità di alimenti ancora parzialmente o totalmente inesplorati che potrebbero quantomeno integrare le grandi produzioni. Scegliere di investire su queste "nuove" specie potrebbe aiutare a mantenere la biodiversità e un sostenere un regime alimentare più equilibrato.

È questo il caso di diversi frutti africani, indigeni delle regioni meridionali del continente. Gli esperti dell’Università di Johannesburg hanno analizzato i nutrienti di una serie di piante locali, molte analizzate per la prima volta, scoprendo delle vere e proprie potenziali “miniere” di nutrienti ancora inesplorate. Per alcuni di questi frutti infatti certi valori nutrizionali superano le dosi giornaliere raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Plants.

Superfood in natura

Ma di quali frutti africani stiamo parlando? Tra i più interessanti i ricercatori hanno isolato ad esempi i frutti della Pappea Capensis, un’albero autoctono dell’africa meridionale. Si tratta di un albero usato da molte culture del continente per la medicina tradizionale. Il suo frutto, chiamato “Jacket Plum” è estremamente ricco di lisina, un amminoacido essenziale al nostro sistema immunitario. La quantità di lisina è talmente alta da superare abbondantemente le dosi giornaliere raccomandate di 0.0003g, raggiungendo i 0,77g per ogni 100g di frutto.

Tra gli altri frutti degni di menzioni troviamo la Manilkara Mochisia nota anche col nome di Lowveld Milkberry. Tra tutti i frutti africani presi in considerazione si è rivelato la migliore fonte di carboidrati. Una porzione da 100g contiene 40 calorie e fino al 37% di carboidrati, rappresentando una interessante integrazione alla dieta locale.

L’ “oliva bianca” ricca di aminoacidi

L’albero di Halleria Lucida produce un frutto chiamato “oliva bianca” per la sua forma simile all'oliva. L'albero si trova in genere in riva ai fiumi, ma in Sud Africa viene spesso piantato nei giardini o tagliato in siepi per le sue virtù ornamentali. Il suo frutto ha la forma di insolite “olive” che crescono direttamente dalla corteccia dell'albero. Analizzandole i ricercatori hanno scoperto contengono una grande quantità di aminoacidi essenziali. Le bacche dell’Halleria Lucida hanno una grande concentrazione di istidina (1,56mg per 100g) un aminoacido importante per la crescita dei bambini. Tra i frutti africani analizzati avrebbe anche un elevato contenuto proteico fino a 7g ogni 100g.

Si tratta di alimenti estremamente interessanti che tuttavia per ora saranno ancora ben distanti dagli scaffali. "Questi frutti devono essere studiati ulteriormente per determinare il loro potenziale", afferma la professoressa Anna Moteetee che ha condotto la ricerca. I ricercatori ora punteranno a misurale la qualità e la digeribilità delle proteine ​​per verificare quanto effettivamente gli amminoacidi in questi frutti africani sono assimilati dal corpo.


denis venturi
Denis Venturi
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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