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Gli avocado non dovrebbero esistere

Gli avocado non dovrebbero esistere

Stanno cominciando a spuntare un po’ ovunque anche in Italia, gli avocado prendono piede dai ristoranti dedicati al sushi alle corsie dei supermercati, peccato che secondo la storia, non dovrebbero esistere.

Che sia nel guacamole del nostro ristorante messicano preferito o nel sushi divorato l’altra sera, stiamo prendendo sempre più familiarità con un frutto dalle caratteristiche molto particolari, eppure una delle sue qualità più sorprendenti è la stretta relazione con dei giganteschi animali del Centro America decine di migliaia di anni fa: quando questi si estinsero l’avocado sarebbe dovuto sparire con loro, e allora cosa ci fa ancora nei nostri piatti?

Avocado, un frutto particolare dall’America Centrale

La parola avocado ha origini azteche, era chiamato “Ahucatl”, tradotto testicoli in quella lingua, vista la sua somiglianza con quella particolare parte anatomica del corpo maschile. In ogni caso, prima che cominciassero a spopolare nel resto del mondo erano le piante di questo frutto erano state coltivate in America Centrale per migliaia di anni e i nativi sapevano bene quanto fosse diverso dagli altri frutti: mela e arancia per esempio sono composti principalmente da acqua e zuccheri, con una buona quantità di fibre a rallentarne l’assorbimento.

In comparazione, l’avocado ha meno zuccheri ma molte più proteine e grassi, combinazione che dona al frutto la sua caratteristica consistenza cremosa e soffice, ma allo stesso tempo lo rendono uno dei frutti più calorici al mondo. Ma la caratteristica forse più emblematica è il gigantesco seme che nasconde al suo interno. E se il seme è gigantesco, dev’essere anche gigantesco l’animale che se ne nutriva per far compiere alla pianta il suo ciclo vitale.

Animali giganteschi e dove trovarli

Decine di migliaia di anni fa, in un’epoca chiamata Pleistocene, le Americhe erano ricoperte da quella che viene definita megafauna, una serie di giganteschi animali, dal mammut nel nord america fino al bradipo gigante, ma gigante sul serio, parliamo di 4 tonnellate per 6 metri di lunghezza, assieme ad armadilli grossi come auto. Tutti questi animali avevano qualcosa in comune: adoravano gli avocado. Più gli animali erano grossi più il seme poteva aumentare di dimensioni, ovviamente, così da poter maggiormente assicurare la diffusione della pianta e poter sopravvivere anche in caso di scarsa attività fotosintetica.

Tutto sarebbe potuto andare per il meglio, se questa felice coesistenza non fosse cessata tra i 10.000 e i 13.000 anni fa in seguita a un’estinzione di massa, che sia stata causata da cambiamenti climatici o dalla presenza di un nuovo, fastidioso essere bipede implume con una spiccata predilezione per la carne di mammiferi giganti, ancora non si sa. In ogni caso senza più una fauna a prendersene cura le piante di avocado non avevano più modo di diffondersi e rischiarono decisamente l’estinzione. Se non fosse che i primi esseri umani si accorsero presto della bontà di questo frutto, e iniziarono dei maldestri tentativi di coltivazione. Il frutto che conosciamo oggi è probabilmente un po’ diverso da quello di migliaia di anni fa, ma se possiamo ancora gustarlo è merito dei primi agricoltori della storia dell’umanità.

Fonti: washingtonpost.com - theguardian.com - avocadosource.com - saporinuovi.it - plant.daleysfruit.com - wikimedia.org


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Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
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Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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