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Frutta e verdura sottocosto, chi ci guadagna?

Frutta e verdura sottocosto, chi ci guadagna?

I supermercati sono pieni di esempi di frutta e verdura vendute sottocosto, con prezzi stracciati ben al di sotto del reale valore del prodotto. Perché questo avviene e chi ci guadagna?

Frutta e verdura vengono sempre di più vendute sottocosto dalla grande distribuzione. Se non ci si fermasse a riflettere, in un primo momento, si potrebbe pensare che sia una buona cosa per i consumatori. Affrontando il problema in maniera più analitica, tuttavia, emerge una realtà ben più preoccupante.

Sottocosto, un pericolo per la qualità e il Made in Italy

Come può un chilo di frutta costare meno di un caffè? Probabilmente non può! Quindi chi trae realmente vantaggio da questa prassi commerciale? Probabilmente nessuno! Il sottocosto viene praticato principalmente dalla GDO - Grande Distribuzione Organizzata - le catene di grandi supermercati, per intendersi. Queste per i volumi di prodotti che trattano possono permettersi, talvolta, di vendere sottocosto: o per ragioni «di magazzino» oppure, più di frequente, per attuare promozioni accattivanti che siano in grado di attirare nuovi clienti o fidelizzare gli abituali. I primi a pagare il prezzo di questa pratica sono i produttori che sono costretti a venire a patti con margini sempre più ridotti, in accordo con le necessità di una GDO sempre più impegnata in una guerra del prezzo.

L’agricoltura italiana di qualità, per le sue caratteristiche e regolamentazioni, risulta l’attore più svantaggiato in questo scenario. Con questi presupposti, mantenere lo standard qualitativo del Made in Italy, è un’impresa tutt’altro che semplice, che vede il settore dell’ortofrutta, ma non solo, scivolare in una spirale dagli effetti deleteri. Questo processo, per dirla tutta, non porta vantaggi nemmeno al consumatore che oggi può approfittare di prodotti venduti sottocosto, ma che domani, a causa di questo meccanismo, dovrà rinunciare alla qualità di ciò che compra. Anche la grande distribuzione, a lungo termine, facilmente ne risentirà, finendo vittima di un cappio da lei stessa annodato, dovendo poi fare il conto con i consumatori che non si accontenteranno più solo di un prezzo stracciato.

Detto ciò, appare piuttosto verosimile che, nel lungo periodo, dal sottocosto nessuno ci guadagni. Per questo, sarebbe auspicabile un’inversione di rotta prima di dover, nostro malgrado, assistere a quello che sarà il canto del cigno del Made in Italy e della sua qualità.


Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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