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Domino’s Pizza chiude in Italia: perché è fallita la catena nel nostro Paese

Domino’s Pizza chiude in Italia: perché è fallita la catena nel nostro Paese

A causa del fallimento dell’azienda che gestiva il marchio in Italia chiude Domino’s Pizza, la catena americana diventata famosa anche grazie al cinema

Chiude Domino’s Pizza in Italia. La catena americana, un po’ a sorpresa, ha interrotto definitivamente l’attività dei locali che rimanevano operativi nel Bel Paese. Il motivo? Il fallimento dell’azienda italiana che, a partire del 2015, aveva portato in franchising il marchio Usa nelle nostre città, facendoci familiarizzare maggiormente con farciture insolite dalle nostre parti e, in particolare. con il concetto della pizza a domicilio, all’epoca ancora poco diffuso. Insomma, con quelle cose che fino a quel punto avevamo visto soprattutto in film e serie tv americane. Compresi gli iconici cartoni per le consegne della catena.

Domino's Pizza chiude in Italia
Foto: lan Hardman @Unsplash

Domino’s Pizza chiude in Italia

Gli ultimi 29 ristoranti di Domino’s Pizza ancora in attività in Italia hanno chiuso i battenti nel corso di quest’estate. Dietro la cessazione dell’attività, i problemi nei bilanci di ePizza Spa, l’azienda che, tramite un accordo di franchising, aveva ottenuto la possibilità di portare il marchio nel nostro Paese sette anni fa. Secondo Bloomberg, negli ultimi rapporti annuali l’azienda aveva registrato debiti per 10,6 milioni di euro alla fine del 2020.

Ecco perché, nell'ambito di una procedura concorsuale avviata al tribunale di Milano, era stata concessa una protezione giudiziaria di 90 giorni dai suoi creditori. Una soluzione per impedire loro di chiedere rimborsi o sequestrare i beni aziendali. Questa garanzia, tuttavia, è terminata a luglio 2022 e i ristoranti Domino’s Pizza hanno dovuto smettere di sfornare pizze. I vertici della società italiana e americana non hanno voluto rilasciare commenti alla stampa.

Perché è fallita la catena

Le ultime dichiarazioni ufficiali di ePizza sono arrivate nei report destinati agli investitori in occasione della presentazione dei risultati del quarto trimestre 2021. Documenti che giustificavano i risultati deludenti “con l’aumento significativo del livello di concorrenza nel settore delle consegne a domicilio di cibo, sia da parte delle catene, sia dei ristoranti a gestione familiare” ma anche “con la riapertura dei ristoranti dopo la pandemia e la voglia dei consumatori di spendere”.

E pensare che, nei piani iniziali, c’era l’intenzione di aprire 880 locali lungo la Penisola, anche fuori da città come Milano, Torino e Roma. Ma è colpa solo del Covid-19 se l’espansione del marchio americano nella patria della pizza è fallita? Di sicuro, la pandemia ha inciso. Molti ristoranti che prima si rifiutavano di fare consegne a domicilio, con l’emergenza sanitaria si sono affidati a servizi di food delivery e, in molti casi, non li hanno più abbandonati, incrementando l'offerta.

C’è da dire però che l’assalto di Domino’s Pizza al mercato italiano era una sfida rischiosa fin dall’inizio. Vuoi per abitudine, vuoi per pregiudizio, le proposte nel menu apprezzate negli Stati Uniti non hanno mai incontrato i gusti della maggior parte dei palati italiani: oltre la pizza con l’ananas e il prosciutto, c’erano ad esempio anche la “Cheeseburger”, la “Bacon & Chicken” o la “BBQ Chicken”. In più, negli ultimi anni, i consumatori del Bel Paese hanno iniziato a prediligere la più classica pizza napoletana e ingredienti locali per le farciture.

La storia di Domino’s Pizza

Le pizze e i colorati cartoni per le consegne potremo trovarli solo all’estero d’ora in poi. O nelle scene di alcuni grandi film che ci hanno fatto conoscere Domino’s. Qualche esempio? I Goonies oppure Il diario di Bridget Jones. Il cinema ha infatti contribuito a rendere celebre l’iconico logo dell’azienda, nata nel 1960 nel Michigan, con la tessera del gioco da tavolo caratterizzata da tre punti. Tre come i negozi che avevano all’inizio i fondatori della catena, i fratelli Tom e James Monaghan. L’idea era quella di aggiungerne uno per ogni nuovo locale, ma non si aspettavano che un giorno si sarebbero ritrovati a capo di un gigante della ristorazione.

L’aspetto curioso è che il gioco da tavolo non c’entra niente con la scelta del nome. Il primo locale comprato dai due fratelli si chiamava Dominick's Pizza, da quello dell’ex proprietario Dominick DeVarti. Quest’ultimo, tuttavia, si rifiutò di concedere l’uso del suo nome per i nuovi ristoranti dei Monaghan. Fu grazie a un gioco di parole suggerito da un fattorino che Dominick diventò Domino’s. Ai fondatori piacque e decisero di tenerlo per partire alla conquista degli Stati Uniti.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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