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Differenza tra vino moscato e vino passito

Differenza tra vino moscato e vino passito

Sulla differenza tra vino moscato e vino passito c’è ancora molta confusione. I due termini tuttavia indicano due prodotti ben distinti, con qualche eccezione.

La differenza tra vino passito e vino moscato crea ancora diversi dubbi, in quanto le due tipologie non sono sinonimi in assoluto. Tuttavia in alcuni casi i due termini possono essere associati, pur facendo riferimento a due aspetti sostanzialmente diversi. Facciamo un po’ di chiarezza.

Vino moscato

Per comprendere la differenza tra vino moscato e vino passito è bene iniziare dicendo che, nel caso del vino moscato, si tratta di prodotti ricavati dai vitigni riconosciuti col nome di Moscato. Si tratta di vitigni a bacca bianca o nera originari dell’est del Mediterraneo, successivamente diffusi dai greci in tutte le colonie. Da lì, l’importante presenza nel Sud Italia e la conseguente espansione nel nord della penisola a opera dei Veneziani e dei loro commerci. Il termine moscato deriva dal latino «muscus», ossia «muschio» in riferimento alle proprietà aromatiche di questo tipo di uva, ottima anche per il consumo a tavola.

Dalle uve più chiare del moscato si ottengono vini intensi, dalla colorazione paglierina e dal profumo deciso. Spesso dolci, con qualche eccezione che si traduce in prodotti più secchi. Tra gli esempi più interessanti dell’uso di quest’uva vi sono il Moscato di Pantelleria, il Moscato di Siracusa, il Moscato d'Asti, il Moscato di Cagliari e l'Asti spumante. Con il moscato è possibile produrre passiti, facendo appunto appassire gli acini prima della vinificazione, ma non si tratta assolutamente di una condizione necessaria, dal momento che si ottengono ottimi prodotti anche dall’uva fresca.

Vino Passito

Con il termine vino passito, invece, si fa riferimento a prodotti ricavati da una particolare procedura che prevede, appunto, l’appassimento dell’uva con cui si andrà a vinificare. Questo può avvenire in modi diversi, in pianta o dopo la raccolta, e da origine a vini che non sempre vengono identificati col nome passito: un esempio su tutti l’Amarone di Valpolicella. L’appassimento, e la conseguente riduzione di acqua nella bacca, comporta un aumento della concentrazione degli zuccheri e delle componenti aromatiche, il che permette di creare vini intensi, sia secchi che dolci, fino a divenire liquorosi.

Al fine di comprendere appieno la differenza tra vino moscato e vino passito, risulta utile l’esempio delle produzioni pantesche. Sull’Isola di Pantelleria infatti si producono sia il passito che il moscato. Entrambi si ricavano da vitigni di Zibibbo, noto anche come Moscato d'Alessandria, le cui bacche, nel primo caso, vengono lasciate appassire - sia sulla pianta che dopo la raccolta - mentre nel secondo, vengono vinificate da fresche. Entrambi i prodotti sono soggetti a due differenti disciplinari.

In Sintesi, la differenza tra vino moscato e vino passito si risolve dicendo che con vino moscato si fa riferimento a un prodotto ricavato da un vitigno particolare; mentre con vino passito a un prodotto ricavato da una particolare lavorazione.


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Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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