Crisi idrica, La Terra è in bancarotta di acqua dolce

L’acqua dolce sulla Terra non è illimitata e ormai viviamo una crisi irreversibile. A causa dell’azione dell’uomo e del riscaldamento globale molti continenti si stanno inaridendo, le falde acquifere si prosciugano e i cicli naturali non riescono a bilanciare le perdite. Uno studio pubblicato in Science Advances ha tracciato un quadro sulla questione e ha avvertito che a creare problemi è anche come tutto contribuisce all’innalzamento del livello dei mari.

Crisi idrica: l’acqua dolce può finire?
A concentrarsi su quanto sul pianeta le scorte d’acqua dolce siano in crisi ci ha pensato un team della Arizona State University. I ricercatori hanno analizzato oltre 20 anni di immagini satellitari per stabilire come il bilancio idrico sia cambiato tra il 2002 e oggi. Hanno dunque certificato che ogni anno le aree aride si allargano di 831.600 chilometri quadrati, una superficie pari al doppio di quella della California. Per quanto alcune regioni umide diventano più umide, esse non possono ristabilire gli equilibri.
Il 68% del prosciugamento delle scorte è risultato attribuibile all’esaurimento delle falde acquifere sotterranee. Dal 2014 la sorte peggiore è toccata all’emisfero boreale, anche a causa degli intensi fenomeni di El Nino. Gli scienziati hanno quindi identificato diversi hotspot. Tra questi rientrano Nord e Centro America, Europa Occidentale, Nord Africa, India e Cina settentrionale, Asia Centrale e Medioriente, Canada e Russia.
Crisi d’acqua dolce: cause e conseguenze
Il principale responsabile della crisi d’acqua dolce sul pianeta è l’uomo. Le emissioni di gas serra hanno alimentato la corsa del riscaldamento globale alterando gli equilibri atmosferici in modo irreversibile. La nostra specie sta poi sottoponendo le risorse idriche del pianeta a uno sfruttamento eccessivo. L’esaurimento delle falde acquifere sotterranee è da collegare per la maggior parte alle attività di agricoltura intensiva.
Il problema è che le conseguenze di questa dispersione d’acqua rischiano di rivelarsi devastanti. In pericolo ci sono in primis accesso all’acqua potabile e sicurezza alimentare. Risulta però da non sottovalutare anche che gli enormi spostamenti di masse d’acqua finiscono per alimentare l’innalzamento del livello dei mari e anzi ormai contribuiscono a esso più di quanto faccia lo scioglimento dei ghiacciai.
Crisi idrica: quando finirà l’acqua dolce?
I ricercatori sperano che il nuovo studio serva da incentivo all’azione per le autorità che sono chiamate a frenare la crisi d’acqua dolce prima che sia troppo tardi. Al momento il 75% della popolazione mondiale vive all’interno dei 101 Paesi che hanno fatto registrare perdite della preziosa risorsa tra il 2002 e oggi. Hrishikesh Arvind Chandanpurkar, autore leader, ha spiegato che in un certo senso stiamo mandando il pianeta "in bancarotta".
Egli ha paragonato le acque sotterranee a una sorta di fondo fiduciario. L’errore dell’uomo è secondo lui quello di non sfruttare questo lusso solo nei momenti di bisogno estremo ma di darlo per scontato come illimitato. Con il continuo aumento della popolazione mondiale e della richiesta di acqua potabile il rischio è che presto la domanda superi l’offerta.
Sulla Terra solo il 3% dell’acqua è dolce quindi appare inevitabile che senza una gestione adeguata della risorsa si vada incontro a una crisi. I ricercatori chiedono ora alle autorità di dedicare attenzione alla tutela delle falde acquifere e di predisporre strategie per un uso sostenibile delle scorte. Sono richiesti quindi interventi su scala globale in cui lotta alla carenza idrica e riduzione delle emissioni vadano di pari passo.
