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Cosa significano la certificazione e il marchio Vegan sui prodotti?

Cosa significano la certificazione e il marchio Vegan sui prodotti?

In occasione della giornata mondiale Vegan vogliamo fare chiarezza sulle certificazioni e il marchio Vegan, segnali di garanzia per una dieta che rispetta in maniera assoluta gli animali.

Il primo Novembre si celebra ufficialmente la filosofia Vegan, quella che vuole il più completo rispetto per gli animali. Il modo più semplice per tradurre questo credo nella vita di tutti i giorni è rinunciare a carne e derivati animali, nell’alimentazione così come nei vestiti, cosmetici o altri prodotti. L’idea di base è che così si limiti al massimo la sofferenza inflitta agli animali. Noi italiani siamo molto sensibili a questa tematica, tanto che si calcola che l’8% della popolazione sia vegetariana o vegana, e sono sempre più numerosi i prodotti che portano una certificazione o un marchio Vegan. Oggi vi spieghiamo cosa nasconde quel simbolo e quali sono le varie differenze.

Una legge ancora poco chiara

In Italia la situazione riguardante il marchio Vegan non è ancora chiarissima, tanto che ne esistono molti diversi: VeganOk, Vegan Society, Qualità Vegana sono solo degli esempi. Per poter mettere questi simboli sulla propria confezione le aziende svolgono un’autocertificazione a pagamento. Si tratta di una questione un po’ tecnica, ma vediamo di chiarirla in tre punti per semplificare quella che in gergo è considerata una certificazione ambientale di prodotto:

  • Il marchio è posseduto da un ente che stabilisce degli standard.
  • L’azienda che vuole quel marchio autocertifica la propria responsabilità a mantenere gli standard legati al marchio.
  • L’ente svolge dei controlli per valutare che gli standard siano seguiti a puntino o meno ma non ha responsabilità in merito.

La certificazione Vegan

Altro discorso va fatto invece per la certificazione Vegan vera e propria, come ICEA o BioCert. L’attestato di idoneità è rilasciato da un organismo terzo che svolge tutta una serie di puntuali controlli per garantire che il prodotto dell’azienda sia perfettamente in linea con gli standard stabiliti dalla certificazione. Prendiamo ad esempio ICEA, vedere questo marchio implica:

  • La rintracciabilità del numero di lotto e del produttore degli ingredienti critici (rispetto al possibile contenuto in sostanze di origine animale) che costituiscono il prodotto o la preparazione gastronomica.

In questo caso, come ulteriore garanzia di sicurezza, la responsabilità non è solo dell’azienda ma anche dell’ente che svolge la certificazione.

  • Il non impiego di alimenti, ingredienti, coadiuvanti e ausiliari di fabbricazione di origine animale, o ottenuti da organismi geneticamente modificati (OGM) immessi nell’ambiente.
  • Il non utilizzo nell’intero ciclo di produzione di coadiuvanti tecnologici, filtri, membrane e altri ausiliari di fabbricazione di origine animale.

REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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