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Correggere il pomodoro: la tecnica CRISPR all'opera

Correggere il pomodoro: la tecnica CRISPR all'opera

Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats. Anche detta così non è che si capisca molto meglio, e fidatevi, nemmeno la traduzione potrebbe aiutarvi molto. In parole povere sono segmenti di Dna composti da sequenze ripetute, presenti in determinati tipi di cellule. Una sorta di sistema immunitario cellulare in grado di memorizzare informazioni sui precedenti attacchi subiti, una scoperta come un’altra, si potrebbe pensare, se non fosse stata trovata una sua straordinaria implicazione: una versione modificata di questo sistema si è rivelata essere un potentissimo strumento per l’editing genetico, fornendo agli scienziati un metodo completamente rivoluzionario per dedicarsi all’ingegneria genetica di precisione.

Uno dei primi risvolti in campo pratico potrebbe essere legato proprio ai pomodori, questo secondo uno studio pubblicato su Nature lo scorso 18 Maggio.

Un’opera lunga millenni

Le piante di pomodoro che siamo abituati a vedere oggi sono molto diverse dalle originali, dai frutti giganti fino alle dimensioni compatte dei rami. Eppure alcuni genetisti hanno scoperto che diverse mutazioni, per esempio quella che rende i frutti più facili da raccogliere, possono creare problemi indesiderati quando combinati con piante dai tratti differenti.

Questo è un caso raro tutto sommato, ma può accadere che un gene “imbrigliato” durante la domesticazione della pianta possa successivamente ostacolare i suoi miglioramenti, ma secondo il genetista Zachary Lippman, della Cold Spring Harbor Laboratory a New York, dopo aver identificato la mutazione sarebbe possibile intervenire attraverso la tecnica CRISPR per corregerla e sviluppare piante più produttive.

Raccolta più facile, ma a quale prezzo?

Un passo per volta: nel 1950 fu scoperto un gene in alcune piante selvatiche di pomodoro delle Galapagos che permetteva ai frutti di staccarsi molto più facilmente del solito dalla pianta. I vegetali che crescono liberamente traggono vantaggio da questa caratteristica perché permette loro di spandere più facilmente i frutti e di conseguenza i semi.

Eppure fino a quel momento gli agricoltori avevano selezionato i pomodori perché rimanessero ben saldi sulla pianta, caratteristica adatta alla raccolta meccanica ma decisamente limitante, così decisero di integrare il nuovo gene. Purtroppo non andò tutto come sperato, il nuovo tratto genetico portò le piante a sviluppare una quantità spropositata di fiori, che per quanto perfetti nelle specie ornamentali costringono le piante a sprecare moltissime risorse ed energia inutilmente, chiaro svantaggio in ambito produttivo.

CRISPR, due geni in conflitto

I ricercatori scoprono che la quantità spropositata di rami è da ricollegare proprio con il gene legato alla facilità del distacco del frutto, ma capiscono anche che non basta da solo, deve essere in coppia con un altro gene, in particolare uno che regola la formazione di un copioso cappello di foglie sulla cima della pianta, probabilmente un tratto selezionati durante i primi anni di domesticazione della pianta.

Una volta scoperte le esatte “coordinate genetiche” su cui agire interviene questa tecnica avanzata di editing genetico, CRISPR, con la quale gli scienziati sono riusciti a silenziare i due geni in questione, più un terzo sempre legato alla produzione di fiori. Risultato? Sono stati generati diversi tipi di piante, dalle più allungate ad alcune che ricordavano vagamente il cavolfiore, ma diverse mostravano una maggiore produttività delle varianti precedenti.

Fonti: nature.com


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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