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Coronavirus e vitamina C: perché si tratta di una bufala

Coronavirus e vitamina C: perché si tratta di una bufala

Coronavirus e vitamina C sono legati da una bufala che circola da bene o male 70 anni, diffusa niente meno che da un premio Nobel.

La bufala che lega Coronavirus e vitamina C non è, in realtà, una novità. Anzi, ha radici che si perdono decine di anni fa, con uno scienziato molto stimato, il premio Nobel Linus Pauling, che per primo iniziò a sostenere che la vitamina C fosse utile per contrastare il raffreddore. Molti altri scienziati hanno smentito questa teoria, ora completamente bocciata dalla comunità scientifica, ma ogni tanto, quando ci sono di mezzo virus come, appunto, il Coronavirus, la vitamina C torna ad essere suggerita tra le soluzioni. Sull’argomento si è espresso anche BUTAC, il portale dedicato proprio all’analisi delle bufale.

Com’è nata la bufala del Coronavirus e vitamina C

Per capire la bufala del Coronavirus e vitamina C c’è da tornare al 1960, anno in cui lo scienziato Linus Pauling stava tenendo una serie di conferenze in giro per gli USA. Un giorno stava scherzosamente spiegando al pubblico come volesse vivere ancora 25 anni per vedere tutte le scoperte scientifiche che avrebbe conquistato l’umanità, e un uomo in platea lo prese molto sul serio. Quell’uomo era Irwin Stone, e scrisse allo scienziato consigliandogli di utilizzare alte dosi di Vitamina C, cosa che Linus Pauling fece, accorgendosi poco dopo di sentirsi meglio. In particolare lo scienziato era colpito spesso da raffreddori, e con le vitamine questi erano diminuiti.

Questa esperienza fu il primo passo per quella che oggi è diventata la bufala del Coronavirus e vitamina C, ma come mai la convinzione che questo composto fosse utile contro il raffreddore fosse così efficace? Nel 1970 venne pubblicato un libro intitolato Vitamin C and the Common Cold, dove proprio Linus Pauling consigliava di consumare grandi quantità della già citata vitamina. Nello stesso anno, il collega Franklin Bing pubblicò una sorta di recensione tecnica del libro sul Journal of the American Medical Association, mettendo in risalto l’assenza di prove che dimostrassero le proprietà della vitamina C.

Le critiche al testo che anni dopo avrebbe portato le persone a credere alla bufala del Coronavirus e vitamina C non si fermarono molto presto e ad oggi la comunità scientifica non ha trovato alcun nesso tra questa vitamina e il miglioramento o la prevenzione del raffreddore. Il portale Cochrane ha confrontato oltre 30 studi sull’argomento, confermando la debolezza delle prove. Ma cosa lega di preciso Coronavirus, vitamina C e il raffreddore? Probabilmente il nesso è stato fatto perché quello che noi chiamiamo abitualmente raffreddore è causato da un virus, il rhinovirus in particolare, e se si pensa, erroneamente, che la vitamina C possa contrastare il virus del raffreddore, allora perché non potrebbe fare lo stesso con il Coronavirus?

A rendere ancora più complicato districare la bufala del Coronavirus e vitamina C ci pensano anche altri sedicenti esperti, come Adriano Panzironi, l’ideatore di Life 120 che consiglia, oltre l’integrazione di vitamina C, di assumere anche vitamina D, altro consiglio che non si base, almeno secondo gli esperti, su basi scientifiche. Insomma, ecco spiegato com’è nata la bufala del Coronavirus e vitamina C: se avete un qualsiasi dubbio di natura medica l’idea migliore è quella di chiedere sempre al vostro medico di fiducia, fidandosi solo degli esperti.


REDAZIONE
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