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Cibi dorati e glitterati, una moda da fermare?

Cibi dorati e glitterati, una moda da fermare?

I cibi dorati e glitterati sono stati pensati appositamente per avere un aspetto bello e scintillante, fatto su misura per i social. Ma sono davvero una buona idea?

La moda dei cibi dorati e glitterati è cresciuta a dismisura negli ultimi anni, facendo sì che il mercato si riempisse di una grande varietà di cibi dorati e glitterati. Nello specifico i glitter alimentari sono finiti davvero dappertutto, anche in bevande come caffelatte e birra. Un fenomeno così diffuso non poteva mancare di creare un certo dibattito, fino a giungere all’interrogativo: questa moda va fermata?

La moda dei cibi dorati e glitterati andrebbe fermata

I social network, nello specifico Instagram, sono state le leve che più hanno trasformato le nostre abitudini alimentari negli ultimi anni. Azzardando un paragone, sono stati la scoperta dell’America del ventunesimo secolo, responsabili della comparsa sul mercato di prodotti mai visti prima e dall’aspetto piuttosto bizzarro. Tra questi i cibi dorati e glitterati hanno di certo avuto una parte centrale. Glitter alimentare e foglia d’oro sono finiti davvero dappertutto: dalle alette di pollo al gelato, fino alle bevande e alla pizza. Di per sé, non c’è nulla di male in questi particolari «ingredienti»: gli esperti concordano, infatti, che in dosi contenute non vi siano rischi evidenti per la salute. Il tema assume più una connotazione etica e filosofica.

I cibi dorati e glitterati, per quanto perfettamente edibili, non sono fatti per essere mangiati. Questo è il punto. Il loro scopo è quello di essere acquistati, fotografati e pubblicati online, a testimonianza dell’acquisto. Dal punto di vista gastronomico il loro aspetto non è nemmeno particolarmente invitante, ma postato nel modo giusto diventa una vera e propria calamita per il popolo di Instagram. In fondo, è tutta una questione di contraddizioni e contrasti, questi alimenti da una parte svolgono il ruolo di status symbol ma senza in realtà poi essere particolarmente inaccessibili. Il caso delle già citate alette di pollo è emblematico: un cibo per definizione popolare (specialmente negli States) ricoperto d’oro, ma nel contempo venduto a soli 5 dollari per sei pezzi e un biscotto.

La questione rimanda inevitabilmente alla diatriba tra apparire ed essere, vecchia come l’umanità stessa. Il problema però non risiede di per sé nemmeno nella diatriba filosofica, quanto nel messaggio - concretissimo - che viene inviato da questi prodotti. Guardando al mondo di oggi e alle sue diffuse problematiche sociali e ambientali, noi tutti dovremmo orientarci principalmente verso la qualità di quanto mangiamo e non verso il suo aspetto. In parte con la rivoluzione del biologico questo sta anche accadendo, ma oggi più che mai è importante non abbassare la guardia e prendere i fenomeni acriticamente. Alla luce di ciò, forse, per quanto l’intento alla loro origine fosse di carattere giocoso, davvero dovremmo fermare la moda dei cibi dorati e glitterati, e tornare ad apprezzare il «brutto ma buono». Riempiamo le nostre pance, non i nostri profili Instagram!


Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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