A Chernobyl il disastro ambientale più grande della storia ha la sua rivincita 33 anni dopo diventando una vera riserva naturale. Il 26 aprile 1986 il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl, nell’Ucraina del Nord, esplose. A seguito del disastro nucleare l’area attorno alla centrale, la Zona di Alienazione, è stata evacuata. Secondo gli esperti sarebbe dovuta rimanere un’area inospitale alla vita per centinaia di anni ma, come spesso accade, la natura non rispetta le previsioni dell’uomo.
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Da disastro ambientale a riserva naturale, la storia di Chernobyl
La Zona di Alienazione attorno al sito originario del disastro ambientale di Chernobyl copre un’area di circa 2600 km quadrati in Ucraina e 2100 km quadrati nella vicina Bielorussia. Nella regione vivevano dalle 200 mila alle 350 mila persone: ora rimangono solo città e paesi abbandonati e un manipolo di uomini tenaci decisi a non abbandonare il luogo delle proprie origini. Il paesaggio spettrale per gli umani è tuttavia diventato l’habitat perfetto per diverse specie animali che hanno ripopolato l’area trasformandola in una specie di riserva naturale fuori programma.
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Tra i principali beneficiari dell’improbabile parco naturale lupi grigi, orsi bruni e addirittura bisonti, cavalli selvaggi e linci. Tutti animali un tempo scoparsi dalla regione che ora hanno trovato il modo di ritornare senza alcun intervento di ripopolamento da parte dell’uomo. La riserva naturale di Chernobyl ospita anche centinaia di specie di uccelli, piante e insetti. Per proteggere questo nuovo tesoro naturale la parte ucraina della Zona di Alienazione è stata dichiarata ufficialmente riserva naturale dal governo ed è diventata negli ultimi anni un vero e proprio laboratorio a cielo aperto per lo studio dell’evoluzione della vita in situazioni estreme.
Come le radiazioni di Chernobyl influiscono sulla riserva naturale
Come può questa improbabile riserva naturale nell’area di Chernobyl sopravvivere alle radiazioni dovute al diastro ambientale del 1986? Diversi studi hanno individuato alcuni effetti negativi come insetti dalla vita più breve o alti livelli di albinismo o alcune alternazioni fisiologiche e genetiche per gli animali che vivono più vicino al sito del reattore. Eppure la maggior parte della fauna e della flora sembra resistere tenacemente senza particolari problemi. Secondo gli esperti è possibile che gli animali selvatici siano molto più resistenti alle radiazioni di quanto fin’ora ipotizzato o che stiano sviluppando un adattamento. È possibile anche che i problemi legati all’esposizione finiranno per emergere solo tra molto tempo e diverse generazioni.
Una cosa è tuttavia sicura: l’esperienza della riserva naturale di Chernobyl dimostra quanto l’attività umana incida sulla vita della fauna selvatica. Gli animali che popolano la Zona di Alienazione possono sopravvivere in un area contaminata dalla radiazioni di uno dei disastri ambientali più tragici della storia dell’uomo, eppure non possono vivere nelle aree dove gli uomini vivono tutti i giorni. Questo da solo dovrebbe bastare a farci riflettere sulle nostre scelte di sviluppo. Ma per non smentire la nostra natura, l’area di Chernobyl sta vivendo una rinascita anche dell’attività umana, in questo caso dell’attività turistica. Oltre 70 mila turisti hanno visitato l’area della centrale nel 2018, attratti dal paesaggio spettrale e dallo spettacolo naturale… almeno finché durerà.
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