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Cantine Ferrari: storia, territorio e innovazione

Cantine Ferrari: storia, territorio e innovazione

Abbiamo intervistato Marcello Lunelli, vicepresidente e responsabile tecnico delle Cantine Ferrari, presso la sede di Trento del Gruppo Lunelli. Ci ha raccontato della storia dell'azienda, parlandoci di territorio, innovazione e natura.

Le Cantine Ferrari sono una realtà tra le più importanti e storiche nel panorama vitivinicolo italiano. Intervistare Marcello Lunelli, vicepresidente e responsabile tecnico dell’azienda, è stata l’occasione per osservare la cantina da una nuova prospettiva. Abbiamo avuto l’opportunità di approfondire la storia dell'azienda e la sua tradizione, il territorio del Trento DOC e le innovazioni che stanno cambiando il Gruppo Lunelli. Durante la video-intervista, tenutasi nel Caveau delle grandi riserve Ferrari, si è parlato di natura, ecosostenibilità e futuro come filo conduttore delle ultime strategie della cantina, introdotte nelle vigne e nella lavorazione del vino.

La storia delle Cantine Ferrari

La storia delle Cantine Ferrari, ha spiegato Marcello Lunelli «ha inizio nel 1902 con Giulio Ferrari, partendo dall’idea che il Trentino potesse essere un territorio vocato alla produzione di vini base spumante.» L’idea vincente combina le potenzialità del territorio e un vitigno non comune all’epoca in Italia, lo Chardonnay, di cui il Trentino oggi è ancora il primo produttore nel Paese. Nel ‘52 Giulio Ferrari decide di cedere la sua attività a Bruno Lunelli, il nonno dell’attuale vicepresidente Marcello Lunelli, terza generazione di una famiglia cresciuta assieme all’azienda.

Bruno Lunelli, prima del suo arrivo nell’azienda, «aveva fondato nel 1929 un’enoteca a Trento, così ha avuto la possibilità di capire il vero valore di questa piccola cantina incastonata in un territorio unico come il Trentino, un luogo con un microclima assolutamente d’eccellenza, per un prodotto che voleva ritagliarsi uno spazio sia in Italia che all’estero come perla assoluta del metodo classico.»

La seconda generazione è quella che si impegna a trasformare una realtà di famiglia in un’azienda di assoluta qualità e posizionamento premium in Italia, affacciandosi all’estero alla fine degli anni ‘80. «Non si è mai scesi a compromessi con la qualità - ha sottolineato Marcello Lunelli - si è sempre investito tantissimo e unicamente nel territorio del Trentino, tant’è che il Trento DOC è considerata la massima espressione di un’uva coltivata sul territorio. Qui possiamo sfruttare al meglio quelle escursioni termiche uniche della regione e che, nel periodo di maturazione tra luglio e agosto, fanno la differenza. Questo permette dei lunghi invecchiamenti, una eleganza, una finezza, una persistenza e una longevità uniche in Italia.»

Attenzione per l’ambiente, l’uomo e la natura

Con la terza generazione le prospettive dell’azione in azienda si sono arricchite di una nuova sensibilità, quella ambientale. «Verso il 2010 abbiamo pensato fosse l’ora di ripensare la nostra viticoltura soprattutto rivolta alla qualità del prodotto finale, per andare oltre e rivolgerci nello stesso modo alla qualità dell’ambiente e alla qualità della vita delle persone che contribuivano alla produzione dei nostri vini.»

È stato in questo momento che l’azienda ha iniziato un percorso di nuova consapevolezza decidendo di avvicinarsi alla coltivazione biologica. Questo percorso è stato sia tecnico che umano e ovviamente ha coinvolto tutti gli attori impegnati nelle Cantine Ferrari. «Negli anni abbiamo convinto sempre più viticoltori a passare al metodo biologico - ha proseguito Lunelli - del resto questa tecnica ha solo aspetti positivi, come il totale divieto dell’uso di concimi chimici, antiparassitari chimicamente sintetizzati e diserbanti. Noi abbiamo convertito tutto a prodotti naturali per migliorare la fertilità del terreno e incrementare quel genius loci che fa del Trentino un luogo unico.»

Ci è stato spiegato che questo percorso ha fatto sì che tra le vigne arrivassero nuove tecniche come il sovescio, la semina di determinate essenze nel vigneto per incrementare la fertilità del terreno attraverso un apporto naturale di sostanze organiche. Inoltre «abbiamo impiegato anche la confusione sessuale, cioè impedire l’unione di maschio e femmina di una farfallina in grado di danneggiare le vigne, evitando l’impiego di prodotti che possono danneggiare altri insetti.»

Le Cantine Ferrari puntano sulla biodiversità

Ad oggi il 70% di tutta l’uva che viene lavorata nelle cantine Ferrari «è già biologica o sta compiendo l’iter per diventarlo.» La soddisfazione per questa scelta sta nel fatto che il mercato non ha forzato le Cantine Ferrari in quella direzione, è stata piuttosto una scelta spontanea, perché sono le aziende agricole per prime a dover custodire l’ambiente.

Marcello Lunelli ha aggiunto che «nel 2015 abbiamo anche ricevuto, come cantina, la certificazione biodiversity friend, ulteriore segnale della nostra attenzione per l’ambiente.» La sfida che abbraccia l’azienda è cambiare «tutto» senza cambiare la qualità dei prodotti che l’hanno fatta conoscere in tutto il mondo. Per fare questo «abbiamo cercato di eliminare tutte le pratiche enologiche passate che potevano ridurre la naturalità e le potenzialità dell’uva in vigneto. Adesso cerchiamo di far trasparire questa qualità direttamente in bottiglia. Non c’è più nessuna componente chimica, ma solo lavorazioni fisiche, perché crediamo che sia questo il futuro.»

Il Trentino crede in questa idea, del resto il 10% della superficie vitata è già certificata come biologica. Una buona percentuale che però può ancora aumentare, con la consapevolezza che questo modo di fare ha dei vantaggi a lungo termine, creando un territorio che risponde pienamente alle nuove esigenze del consumatore.

La sfida moderna è comunicare

L’altra sfida in cui si trova impegnata l’azienda è come comunicare le novità, i cambiamenti e le scelte virtuose che le Cantine Ferrari intraprendono quotidianamente. «Ci siamo sempre ispirati al dire la verità e dire le cose che si fanno e che funzionano. Non grandi annunci di progetti, ma progetti sviluppati che vengono riconosciuti da certificazioni e enti esterni.»

«Simbolo dello stile di vita italiano, è questo il messaggio che vogliamo dare al mondo. Uno stile che deve essere il frutto di una tradizione, la nostra storia, ma anche di un’innovazione, che per noi non è solo nelle tecniche di comunicazione, dei social, ma anche nel dare nuovi contenuti che siano al passo con i tempi.» Marcello Lunelli è convinto che cambiare in senso positivo il destino del nostro territorio sia un dovere non solo per la sua generazione, ma anche per quelle future. Questo è il vino delle Cantine Ferrari: un momento di gioia e spensieratezza, senza voltare le spalle alle responsabilità verso il territorio del Trentino.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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