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Aceto: anche la Slovenia vuole chiamarlo “balsamico”, ma l’Italia non ci sta

Aceto: anche la Slovenia vuole chiamarlo “balsamico”, ma l’Italia non ci sta

L’Italia ha chiesto l’intervento della Commissione Ue contro una legge della Slovenia che permette di chiamare aceto balsamico i prodotti nazionali

L’Italia passa all’azione per difendere la denominazione “aceto balsamico”. Su sollecitazione del Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico di Modena Igp il governo italiano ha incaricato l’Avvocatura dello Stato di chiedere alla Commissione Europea l’attivazione di una procedura d’infrazione contro la Slovenia. Il motivo? L’approvazione da parte dei nostri vicini di casa di una legge che permette di definire “aceti balsamici” i loro prodotti nazionali. Uno scenario che, secondo il Consorzio, potrebbe portare i consumatori a confonderli con quelli che tutela. La questione è però un po’ complicata.

Aceto, anche la Slovenia vuole chiamarlo balsamico
Foto: HartyNZ @Pixabay

Anche la Slovenia vuole chiamare il suo aceto “balsamico”

La vicenda è cominciata già all’inizio del 2021, quando il governo della Slovenia ha notificato alla Commissione Europea una norma tecnica nazionale in materia di produzione e commercializzazione degli aceti. Una legge che avrebbe consentito di mettere in commercio come “aceto balsamico” qualunque aceto sloveno contenente “succhi di frutta e mosto concentrati o non concentrati”. Nonostante alcune prime iniziative di contrasto del Consorzio e di alcune istituzioni italiane e l’esito negativo di una prima procedura d’infrazione, a luglio 2021 la norma tecnica è entrata in vigore nel Paese balcanico.

L’Italia non ci sta

Ma le nuove richieste di intervento del Consorzio al governo italiano hanno recentemente prodotto dei risultati. Il 5 agosto è arrivata la conferma che l’Avvocatura dello Stato è stata incaricata di avviare la procedura d’infrazione (iniziativa che uno Stato può intraprendere quando riscontra la violazione di una norma Ue ndr) al fine di tutelare “non soltanto l’Aceto Balsamico di Modena Igp, ma l’intero sistema delle Dop e delle Igp”, afferma lo stesso Consorzio. Secondo l’ente, la norma tecnica “oltre a porsi in netto contrasto con gli standard comunitari e con il principio di armonizzazione del diritto europeo, cerca di trasformare la denominazione ‘aceto balsamico’ in uno standard di prodotto”.

Inoltre, sempre per il Consorzio, si tratterebbe di “un’operazione illegittima ed in contrasto con i regolamenti comunitari che tutelano Dop e Igp (rispettivamente i marchi “Denominazione di origine protetta” e “Indicazione geografica protetta” attribuiti dall’Ue ai prodotti con caratteristiche particolari e/o legati a uno specifico territorio ndr) e disciplinano il sistema di etichettatura e informazione del consumatore”.

In sostanza, secondo questo parere, l’uso della denominazione “aceto balsamico” in Slovenia priverebbe di senso i meccanismi di tutela garantiti dai marchi Dop e Igp. Il primo passo dopo l'attivazione della procedura sarà una fase di consultazione presso la Commissione Ue e, se necessario, la disputa potrebbe arrivare davanti alla Corte di Giustizia europea.

Un problema di interpretazione

La battaglia italiana contro la Slovenia e l’uso della denominazione “aceto balsamico” potrebbe però non concludersi con una vittoria. Qualche anno fa, infatti, lo stesso Consorzio aveva chiesto a un’azienda tedesca di non usare più l’aggettivo “balsamico” sulle etichette di alcuni prodotti a base di aceto proveniente da vini dalla regione tedesca di Baden. La società aveva risposto appellandosi alla Corte federale di giustizia tedesca, che, a sua volta, si era rivolta alla Corte di Giustizia europea. Quest’ultima, nel 2019, aveva specificato che la tutela della denominazione “Aceto Balsamico di Modena” non può coprire anche l’utilizzo dei singoli termini non geografici “aceto” e “balsamico”, in quanto il termine “aceto” è comune e l’aggettivo “balsamico” è solitamente usato per descrivere aceti dal gusto agrodolce.

Inoltre, la Corte aveva ricordato che gli stessi termini sono utilizzati anche da altri marchi di Dop italiani “senza che il loro utilizzo pregiudichi la protezione conferita all’Igp”. Il riferimento era all’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia, prodotti molto diversi dall’Aceto Balsamico di Modena Igp. Tuttavia, nel 2020, la Corte federale tedesca aveva bocciato l’uso del termine “balsamico” da parte dell’azienda tedesca. Con un’interpretazione alternativa delle regole europee sulle tutele dei prodotti tipici, aveva stabilito che i prodotti tedeschi potevano confondere i consumatori stranieri e spingerli ad acquisti erronei.

Il precedente del prosecco

Il caso dell’aceto balsamico ricorda molto un precedente che vede protagonista sempre l’Italia. Il ministero delle Politiche agricole italiano, le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, vari politici e diversi produttori di prosecco sono infatti impegnati in un’azione per chiedere alla Commissione europea di impedire alla Croazia di usare il nome “prošek” per commercializzare quattro vini prodotti nel Paese balcanico. Il timore è che i consumatori stranieri possano scambiarli per prosecco italiano, tutelato dal marchio Dop dal 2009, a causa dell’assonanza. Un braccio di ferro che si trascina da anni e sul quale l’Ue deve ancora esprimersi definitivamente.


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