Volontà dei consumatori e tutela dell’ambiente: un rapporto difficile
Fare in modo che volontà dei consumatori e tutela dell’ambiente coincidano non è facile. Uno studio pubblicato su Journal of Marketing lo ha dimostrato, indagando sull’abolizione delle borse di plastica in Cile. La ricerca ha evidenziato quanto simili provvedimenti tocchino la società, mettendola a dura prova. L’obiettivo è che i governi comprendano i fenomeni di rifiuto e adottino gli opportuni accorgimenti.

Lo studio:
A riportare l’attenzione sul difficile rapporto tra volontà dei consumatori e tutela dell’ambiente ci ha pensato uno studio condotto dalle Università di Queensland, Melbourne e Finis Terrae. I ricercatori hanno indagato sull’abolizione delle borse di plastica in Cile. Dopo un primo step per ridurne l’utilizzo, nel 2020 il bando è diventato totale. Dall’entrata in vigore della legge sono state risparmiate, secondo Carolina Schmidt, Ministro dell’Ambiente, 5 miliardi di borse di plastica. Gli studiosi hanno collezionato documenti, articoli, interviste e post social per comprendere la reazione dei consumatori. Questi sono apparsi restii ad adeguarsi ai nuovi materiali, talvolta, comunque, persino più dannosi dei precedenti.
La società:
Il contrasto tra volontà dei consumatori e tutela dell’ambiente ha radici profonde. Claudia Gonzalez-Arcos, leader dello studio, ha spiegato che l’abbandono di determinate abitudini è così difficile perché queste rappresentano pratiche sociali. Con tale termine viene indicata una serie di attività o significati compresi e condivisi da un gruppo. Mangiare e fare shopping rientrano in questa categoria e l’utilizzo di borse di plastica definisce l’ultimo contesto. Alterarle significa modificare la percezione che un individuo ha di sé e dei suoi simili. La reazione comprende sospetto verso chi ha proposto il cambiamento e verso la nuova routine, nonché confusione emotiva.
Suggerimenti necessari:
Perché volontà dei consumatori e tutela dell’ambiente possano risultare allineate le sfere in cui intervenire sono varie. È necessaria, in primis una mutata prospettiva sul sensemaking, ovvero, nel caso cileno, la costruzione di nuovi significati legati allo shopping. Bisogna poi incoraggiare l’adattamento, con lo sviluppo di meccanismi di uso e produzione dei supporti che portino alla stabilizzazione di dinamiche efficienti. I governi dovrebbero responsabilizzare le diverse sfere della società, stabilendo collegamenti tra nuovi target e schemi preesistenti, volti a incentivare le emozioni positive. I consumatori potrebbero sentirsi poco inclini al cambiamento e minimizzare il senso di rischio avvertito è fondamentale.
Trovare un punto d’incontro tra volontà dei consumatori e tutela dell’ambiente dovrebbe rappresentare una priorità. Ogni cambiamento richiede un periodo di transizione e accompagnare la società attraverso esso sarà compito delle autorità. Forse alcune innovazioni potrebbero sembrare banali, ma per un futuro sostenibile, nessun particolare del quadro può essere guardato con sufficienza.

Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.
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