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Vino: differenza tra uvaggio e blend

Vino: differenza tra uvaggio e blend

Scopriamo insieme la differenza tra uvaggio e blend, due termini su cui ancora oggi si fa un po’ di confusione

Nel campo dell’enologia esistono molti termini per parlare della produzione di vino e può capitare di far un po’ di confusione. Scopriamo insieme il significato, l’uso, le peculiarità e la differenza tra uvaggio e blend.

blend uvaggio differenza
Foto: Grape Things @pexels

Uvaggio vs blend, la differenza

Il termine blend indica la miscela di due o più uve con lo scopo di ottenere un taglio unico. Per blend si intende quindi, in generale, l’assemblaggio ottenuto con uve, vini e mosti della stessa annata o di vendemmie precedenti. Il termine uvaggio assume, invece, un significato più ampio e viene usato per indicare le uve che provengono da vitigni diversi con lo stesso grado di maturazione e che vengono vendemmiate nello stesso arco di tempo oltre che fermentate, pigiate e vinificate insieme. Il risultato di questa pratica è un vino particolare che esalta aspetti che altrimenti non sarebbero emersi da un vino ottenuto da un unico vitigno.

Uvaggio

Con il termine uvaggio si intende una combinazione di uve provenienti da vitigni differenti con la quale si realizza un vino. Grazie all’utilizzo di questa particolare tecnica, il vino prodotto “conquista” delle caratteristiche organolettiche che lo rendono unico, come accade ad esempio per il prosecco di Conegliano Valdobbiadene prodotto con questa tecnica. Oggi il termine viene utilizzato in modo confuso e spesso non in modo appropriato, ma in realtà il suo significato è molto specifico e ha origine nel passato. L’uvaggio, infatti, era una pratica diffusa nei vigneti di una volta e messa in pratica proprio dai nostri antenati.

Un tempo, vendemmiare uve diverse nello stesso vigneto e nello stesso tempo era considerata un’attività normale e perfino casuale. Questo accadeva, principalmente, perché a quei tempi era difficile differenziare la raccolta delle uve. Oggi, invece, questa tecnica è frutto di anni di ricerca ed è utilizzata per produrre vini sempre più unici e particolari. Lo sviluppo di studi sulla vigna e la creazione di tecnologie sempre più avanzate hanno permesso un’organizzazione più comoda e funzionale dei diversi vigneti. Le varie tipologie di uve vengono, così, sparse tra i filari secondo le loro caratteristiche e il loro grado di maturazione.

Blend

Con il termine blend si intende l’operazione enologica con la quale si mettono insieme varietà di vino che vengono da uve diverse con l’obiettivo di ottenere un taglio unico. Il blend, ad oggi, viene considerata una vera e propria arte in grado di rendere l’identità di un vino forte ed unica. Non solo, questa pratica ci racconta le origini e la storia del prodotto. La scelta e la selezioni delle uve avviene per mano di professionisti, i quali dopo attenti studi garantiscono un sapore finale unico.

Tagliare il vino ha origini molto antiche e ha diversi scopi. Ad esempio, se si desidera creare un prodotto accattivante per una specifica tipologia di mercato allora si esegue questa pratica. Ma quando e come un vino può definirsi blend? Il valore minimo è del 50%, come il caso del Merlot, e il restante 50% dovrà essere composto da altre uve. Si parla invece di taglio, da non confondere con il blend, se si impiega il 15% del vino totale. Ovvero, si miscela un vino con quella percentuale esatta di altri vini o mosti. Per tale ragione, la pratica del taglio viene considerata più come un “trattamento correttivo”.

Piccola curiosità: i vitigni più famosi per l’utilizzo del blend sono lo Chardonnay, il Sauvignon, il Merlot e Cabernet.


Cristina Morgese
Cristina Morgese
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Dopo aver conseguito la Laurea in Storia dell'arte e il Master in Management Museale, lavoro freelance come giornalista, copywriter e content creator. Non credo a confini già delineati, per questo mi piace oltrepassarli e trovare i fili nascosti che legano discipline diverse tra loro.
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