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Uragani e inquinamento: ecco come la qualità dell’aria influenza i tornado

Uragani e inquinamento: ecco come la qualità dell’aria influenza i tornado

Oltre al riscaldamento globale, anche l’inquinamento atmosferico influenza gli uragani e l’aria più pulita non è garanzia di sicurezza

Oggi uragani e tempeste si stanno moltiplicando e gli scienziati puntano il dito anche contro l’inquinamento dell’aria. Uno studio pubblicato in Science Advances ha, infatti, dimostrato che il particolato in sospensione è in grado di influenzare le dinamiche atmosferiche legate a tali fenomeni meteo estremi. In un quadro ambiguo che vede zona Atlantica e regioni del Pacifico collocarsi agli antipodi, però, capire come intervenire diventa davvero un’impresa.

uragani inquinamento
Foto: Anh Nguyen @Unsplash

Lo studio

Gli scienziati sono ormai consapevoli di quanto l’attività umana stia concorrendo a modificare le dinamiche legate a uragani e tempeste. Il cambiamento climatico, con la quantità di calore immagazzinata dagli oceani in continuo aumento, alimenta questi fenomeni che si stanno, dunque, moltiplicando e intensificando quasi ovunque. Oggi uno studio della National Oceanic and Atmospheric Administration ha però indagato anche sul ruolo di un diverso fattore: l’inquinamento atmosferico. Grazie a simulazioni computerizzate i ricercatori si sono concentrati sul ruolo degli aerosol. Sabbia, particolato e altre molecole in sospensione nell’aria sono, infatti, in grado di riflettere le radiazioni solari che, quindi, raggiungono la superficie terrestre in quantità minori. Si innesca così un effetto domino dalle conseguenze ambivalenti.

Inquinamento e uragani

L’inquinamento atmosferico si è dimostrato in grado di influenzare profondamente uragani e tempeste. I primi dati significativi riguardano la zona dell’Atlantico. Negli ultimi 40 anni in Europa e negli USA la quantità di particolato in sospensione nell’atmosfera è diminuita del 50%, grazie a provvedimenti mirati. Ciò ha portato a un’ulteriore accelerazione nel riscaldamento degli oceani e, quindi, a un aumento del 33% del numero di uragani. Nelle regioni Pacifiche è accaduto l’opposto. Lì nello stesso periodo gli aerosol in atmosfera sono cresciuti del 50% a causa dello sviluppo economico rapidissimo di Paesi come Cina e India. I tifoni formatisi sono di conseguenza diminuiti del 14% negli ultimi 20 anni.

Quindi?

I dati sul rapporto tra inquinamento atmosferico e uragani sollevano una serie di quesiti. Hiroyuki Murakami ha sottolineato che l’inquinamento atmosferico rimane un killer da combattere. Ha però continuato specificando che lo studio ci ricorda quanto la Terra sia un sistema complesso in cui considerare gli “effetti collaterali” di ogni fattore è vitale. Fare previsioni precise su come uragani e tempeste colpiranno in futuro appare complicato. La priorità rimane, però, frenare la corsa del riscaldamento globale ed evitare che i livelli di emissioni di gas serra superino il punto di non ritorno. Il mancato rispetto dei termini del Paris Agreement si tradurrebbe, infatti, in una tragedia senza precedenti in cui nemmeno un approfondimento delle ricerche potrebbe mitigare i danni.

Pensare che l’inquinamento possa influenzare la formazione degli uragani fa riflettere. Le conseguenze dell’attività umana si estendono ben al di là di quello che è immediatamente possibile comprendere e questa insospettabile connessione ce lo ricorda. Evitare di trovarsi letteralmente in nuove bufere causate da soprese simili funge da motivazione all’indagine più che mai valida.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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