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Tommaso Marinetti, dalla pittura alla cucina: le ricette dell'artista

Tommaso Marinetti, dalla pittura alla cucina: le ricette dell'artista

Il Futurismo italiano non fu solo pittura, scultura o musica, ma propose anche un rinnovamento totale della cucina come dimostrato da Tommaso Marinetti

Audace, temerario, innovativo. Il Futurismo italiano, come il suo ideatore Tommaso Marinetti, non ha paura di guardare avanti e trasformare il futuro nel nostro presente. Dalla pittura alla musica fino ad approdare alla cucina: non esistono idee irrealizzabili.
A tratti pretenziosa, per certi versi surreale e senza dubbio visionaria, la cucina futurista guarda all’eccesso, all’imprevedibilità, alla fantasia, ma credendo sempre che tutto sia possibile. Non vi resta che scoprire le “stravaganti ricette”, o meglio performance, suggerite direttamente da una delle avanguardie artistiche più importanti del Novecento.

Cucina futurista Marinetti
Foto: unnamed @pixabay

“Io dico no alla pastasciutta!”

“Pur riconoscendo che uomini nutriti male o grossolanamente hanno realizzato cose grandi nel passato, noi affermiamo questa verità: si pensa, si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia.”

Tommaso Marinetti è fortemente convito delle sue parole, tanto da voler proporre un “corpo italiano” agile e forte; insomma, quello che propone è una vera e propria armonia tra mente e corpo, ma con uno spirito italiano all’insegna di tenacia eroica, tenerezza, passione, volontà, luce, slancio.
Il suo nemico numero uno è la pastasciutta, tanto da credere che è a causa di quest’ultima che si sviluppa il tipico scetticismo ironico e sentimentale che tronca ogni entusiasmo. A tal proposito è sua premura sottolineare come che è “anzitutto necessaria l’abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana”.

Se vi sembra unidea assurda, non avete ancora letto le sue ricette! Sarà qualcosa di totalmente lontano dalla realtà o non così lontano dalle moderne sperimentazioni in cucina? Eccone alcune scelte per voi.

"Pranzo estivo di pittura-scultura"

Immaginate le tre di pomeriggio di un caldo giorno estivo e un pittore o sculture che deve pranzare. Bene, secondo Tommaso Marinetti difficilmente un pranzo tradizionale succulento gli darà la giusta ispirazione. Anzi, dovrebbe così girare appesantito e perdersi tra pessimismi e inquietudini senza produrre arte. Ma ecco la soluzione di puri elementi gastronomici: una zuppiera di buona salsa di pomodoro, una grande polenta gialla, un mucchio d’insalata, un grosso mazzo di ravanelli rossi etc. Tutto rigorosamente a caso e senza posate né abitudini, mentre si guarda il Gioucatore di calcio di Umberto Boccioni.
Artisti e scultori…provare per credere!

"Pranzo musicale autunnale"

Qui Tommaso Marinetti ci parla di un bosco “verdeazzurrodorato” e di due coppie sedute ad una tavola rozza di tronchi di quercia. In attesa della contadina-cuoca, sulla tavola ancora vuota passerà il fischio del vento attraverso la serratura della porta. In dialogo col fischio è il suono di un violino. E poi silenzio, di un minuto. Poi, due minuti di ceci nell’olio e aceto. Poi, sette capperi, venticinque ciliegie allo spirito, dodici patatine fritte.

Ed ecco di nuovo il silenzio, di un quarto d'ora, durante il quale le coppie masticano il vuoto: l’unico alimento presente. Segue un sorso di Barolo per la durata di un minuto e poi una quaglia arrostita da annusare intensamente senza mangiare. Per finire quattro strette di mano alla contadina e si ritorna nel buio del bosco. Una ricetta che ha più l’aspetto di una performance. Sarà mica riuscito davvero ad anticipare il futuro?

"L’areovivanda"

Questo piatto, lo dice fin da subito, non è consigliato agli affamati. Come dargli torto: è composto solo da un finocchio, una oliva e un chinotto. In più, una striscia di cartone sulla quale sono incollati un pezzo di velluto, un pezzo di raso e un pezzo di carta vetrata che servirà ad arricchire le sensazioni “prelabiali” che rendono tutto più gustoso. Ma non preoccupatevi, il pranzo continua! Sarà presente, infatti, un cameriere che si occuperà di distribuire gli odori, grazie ad un ampio spruzzatore con il quale innaffierà le teste dei convitati. Il pranzo dovrà proseguire senza discorsi ufficiali fino all’arrivo del tuttoriso, un piatto composto da riso condito con vino e birra. C’è chi chiede perfino il bis!

Finito il tuttoriso, si spengono le luci e si accendono quelle rosse per un effetto di semioscurità. Seguono riso e fagioli, rane e salame. E poi, ancora, un piatto ogivale con pezzi di filetto di pesci cotti al burro sui quali sono fissati degli stuzzicadenti con una ciliegia candita, un pezzo di banana di Australia, un pezzo di fico. Ma ecco poi il dolcelastico e la frutta simultanea: pezzi diversi di frutta connessi fra loro: arancio, mela e frutta secca. Non resta che il caffè.

Musica dirompente, vaporizzatori di profumi, decorazioni fuori dall’ordinario, piatti come dipinti, decorazioni geometriche delle stoviglie, abolizioni delle forchette. Forse oggi la sua idea di cucina ci sembra comprensibile, se pur i suoi scritti possano apparire bizzarri, ma per anni è stata sottovalutata dai critici gastronomici e rilegata ad una delle tante espressioni autarchiche del periodo. È vero, i menù sono estrosi, inaspettati e multidisciplinari…ma siamo sicuri che non hanno ispirato nessun cuoco?


Cristina Morgese
Cristina Morgese
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Dopo aver conseguito la Laurea in Storia dell'arte e il Master in Management Museale, lavoro freelance come giornalista, copywriter e content creator. Non credo a confini già delineati, per questo mi piace oltrepassarli e trovare i fili nascosti che legano discipline diverse tra loro.
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Dopo aver conseguito la Laurea in Storia dell'arte e il Master in Management Museale, lavoro freelance come giornalista, copywriter e content creator. Non credo a confini già delineati, per questo mi piace oltrepassarli e trovare i fili nascosti che legano discipline diverse tra loro.
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