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Storia della pizza, Google dedica il suo doodle al piatto italiano

Storia della pizza, Google dedica il suo doodle al piatto italiano

Oggi, lunedì 6 dicembre, Google celebra con un gioco interattivo una ricorrenza che riguarda il piatto della tradizione italiana amato in tutto il mondo

Google celebra la pizza. Nel suo doodle di lunedì 6 dicembre, il motore di ricerca esalta il piatto della tradizione italiana più amato nel mondo proponendo ai suoi utenti un simpatico gioco interattivo. Il giorno dell’iniziativa non è casuale. Proprio il 6 dicembre 2017 la pizza è stata proclamata dall’Unesco “Patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.

Storia della pizza, Google dedica il suo doodle al piatto italiano

L’arte di fare la pizza

In realtà il riconoscimento dell’Unesco non era arrivato proprio per la pizza, ma a quella definita come “l’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”. L’Organizzazione internazionale lo definisce sul proprio sito come un patrimonio “trasmesso di generazione in generazione e continuamente ricreato, in grado di fornire alla comunità un senso di identità e continuità e di promuovere il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana, secondo i criteri previsti dalla Convenzione Unesco del 2003. Si tratta di una pratica culinaria che comprende varie fasi, tra le quali la preparazione dell'impasto, un movimento rotatorio fatto dal pizzaiolo e la cottura nel forno a legna”.

Quest’arte è identificata “come espressione di una cultura che si manifesta in modo unico, perché la manualità del pizzaiolo non ha eguali e fa sì che questa produzione alimentare possa essere percepita come marchio di italianità nel mondo”. Quello che assegnato alla preparazione della pizza è stato il terzo riconoscimento nell’ambito della tradizione enogastronomica per l’Italia dopo la “Dieta Mediterranea” (2013) e “La vite ad alberello di Pantelleria” (2014).

Il doodle

Google ha voluto così ricordare questo avvenimento celebrandolo con il suo doodle, la grafica collocata sopra al campo in cui inseriamo le nostre ricerche. Come avvenuto già in altre circostanze, il portale non si è limitato a proporre qualcosa da guardare, ma ha realizzato un passatempo interattivo: nello specifico, un gioco in cui l’utente deve affettare le pizze virtuali proposte una dopo l’altra senza superare il numero di tagli concesso, ma assicurandosi di soddisfare tutte le richieste fatte dai commensali ad ogni turno.

Dalla margherita alle pizze esotiche

La prima pizza proposta dal doodle è ovviamente la margherita, la specialità napoletana per eccellenza. La nascita della margherita viene collocata nel periodo tra il 1796 e il 1810. La storia vuole che la prima menzione risalga al 1889, quando il cuoco Raffaele Esposito preparò una pizza per omaggiare la Regina d'Italia Margherita di Savoia usando tre ingredienti che richiamavano la bandiera italiana: il verde del basilico, il bianco della mozzarella e il rosso della salsa di pomodoro. Altre testimonianze, come quella dell’editore e letterato Francesco De Bourcard, citano la ricetta della margherita già nel 1858.

Il menu preparato da Google per il suo gioco è molto internazionale e ai difensori della tradizione italiana farà un po’ storcere il naso. Dopo la margherita e la diavola, ci sono infatti varianti nate in diverse parti del mondo dove hanno riscosso un certo successo. A volte, è stato così grande che la nuova proposta è stata inserita in un secondo momento anche nei menu del Belpaese. È il caso della pizza hawaiana che con le sue fette d’ananas accostate al prosciutto cotto è sempre tema di accesi dibattiti. Ma ci sono farciture decisamente meno note, come la “Calabresa” (linguica calabresa, olive nere intere, anelli di cipolla), l’ungherese "Magyaros" (formaggio, bacon, cipolla, peperoncino), la giapponese a base di Pollo teriyaki e maionese e alga o l’indiana Paneer tikka (formaggio paneer, peperoni, cipolla, paprika). L’ultima portata del doodle? Una pizza dolce farcita con caramelle e cioccolatini. Insomma, se l’arte di fare la pizza è solo napoletana, il piatto è diventato veramente patrimonio di tutti.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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