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Spreco di cibo: in Unione europea se ne butta di più di quanto ne venga importato

Spreco di cibo: in Unione europea se ne butta di più di quanto ne venga importato

Secondo uno studio, nell’Unione europea lo spreco di cibo porta a buttare una quantità di alimenti maggiore di quella importata

Nei Paesi dell’Unione europea lo spreco di cibo è un problema rilevante. La quantità di quello che viene buttato è molto alta, a tal punto che supera quella degli alimenti importati dall’esterno dell’Ue. A dirlo sono le stime di uno studio di Feedback, progetto finanziato da Bruxelles che promuove l’efficienza energetica attraverso il cambio dei comportamenti.

Spreco di cibo, in Unione Europa se ne butta di più di quanto ne viene importato
Foto: Pxfuel

Spreco, nell’Ue il cibo buttato è più di quello importato

Guardando ai numeri dello spreco di cibo, nell’Unione europea se ne buttano ben 153 milioni di tonnellate, secondo le stime di Feedback. Si tratta del doppio delle stime precedenti, 15 milioni di tonnellate in più rispetto al quantitativo di cibo importato dai 27 Paesi Ue. Prendendo in considerazione solo il grano, l’Ue spreca l’equivalente della metà delle esportazioni dell’Ucraina della stessa coltivazione e l’equivalente di un quarto delle esportazioni di altri cereali del vecchio continente.

Lo studio riconduce circa 90 tonnellate di spreco di cibo al settore agricolo, una quantità tre volte superiore agli alimenti gettati nel bidone a livello domestico. Ma la maggior parte di questo spreco alimentare rimane probabilmente non registrato, in quanto i metodi di rilevazione dell’Ue non considerano le coltivazioni che rimangono a marcire nei campi, quelle che non vengono usate e i prodotti rimasti invenduti nelle aziende agricole.

Si stima che il 20 per cento della produzione alimentare dell’Ue venga sprecata ogni anno per un valore economico di 143 miliardi di euro. Guardando all’ambiente, questo spreco corrisponde ad almeno il 6 per cento delle emissioni di gas serra complessive rilasciate dei 27 Paesi membri.

Perché limitare lo spreco di cibo

Il contrasto dello spreco di cibo può avere risvolti positivi in più direzioni. In primis, sul piano ambientale, visto che una grossa quota delle emissioni responsabili del riscaldamento globale viene, come accennato, proprio dallo spreco alimentare; inoltre, aiuterebbe anche ad abbassare l’inflazione dei prodotti messi nel carrello, beni i cui prezzi sono cresciuti dell’8 per cento in un anno (dato di agosto 2022 della Fao) in tutto il mondo a causa della guerra in Ucraina e della conseguente crisi energetica.

In tempi in cui abbiamo prezzi degli alimenti alti e una crisi del costo della vita, è uno scandalo che l’Ue sprechi potenzialmente più cibo di quello che importa – ha detto Frank Mechielsen, direttore del progetto Feedback –. Ora ha un’enorme opportunità di fissare obiettivi giuridicamente vincolanti per dimezzare lo spreco alimentare dal campo al piatto entro il 2030 e allo scopo di contrastare la crisi climatica e migliorare la sicurezza alimentare”.

Nuovi obiettivi Ue contro lo spreco di cibo in arrivo?

Proprio negli ultimi mesi del 2022 dall’Unione europea ci si aspetta la presentazione dei primi obiettivi giuridicamente applicabili per tagliare lo spreco di cibo. Sarebbero i primi target di questo genere proposti a livello mondiale. Un’iniziativa che arriva anche grazie alla pressione su Bruxelles delle 43 ong ambientaliste che hanno supportato la richiesta del progetto Feedback di fissare come traguardo il dimezzamento dello spreco alimentare entro il 2030.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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