inNaturale
Home
>
Food
>
Spreco alimentare: con la pandemia meno cibo buttato in Italia

Spreco alimentare: con la pandemia meno cibo buttato in Italia

Nel 2020 sono finiti nella spazzatura “solo” 27 kg di cibo a te. Si butta via più al Sud che al Nord e al Centro. Il prodotto più sprecato rimane la frutta

Nell’anno della pandemia di Covid-19 gli italiani hanno buttato meno cibo nel cestino. È il bilancio dell’analisi effettuata dai Waste Watcher International Observatory con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari (Distal) dell’Università di Bologna su rilevazioni Ipsos in occasione dell’ottava Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare che come ogni anno ricorre il 5 febbraio. Il fenomeno, che ha un forte impatto sull’ambiente, è ancora molto diffuso, soprattutto nelle case. Lo spreco domestico incide per il 60-70% sul dato dell’intera filiera.

Nel 2020 in Italia, per effetto della pandemia di Covid-19, è diminuito il fenomeno dello spreco alimentare

I dati generali

Secondo lo studio dei nuovi dati, nel 2020 sono finiti nella spazzatura “solo” 27 kg di cibo a testa (529 grammi a settimana), l’11,78 percento (3,6 kg) in meno all’anno rispetto al 2020. Oltre 222 mila tonnellate di cibo “salvato” in Italia, per un risparmio di 6 euro pro capite. La lunga permanenza tra le mura di casa a causa dell’emergenza sanitaria e le uscite contingentate al supermercato ci hanno reso più attenti. Vale 6 miliardi e 403 milioni lo spreco alimentare domestico nazionale. Ma, se si tengono conto anche le perdite in campo e lo spreco nell’industria e distribuzione, la cifra sale, arrivando a sfiorare i 10 miliardi di euro.

Per quanto riguarda le categorie di cibo che finiscono maggiormente nel bidone, la frutta resta in vetta alla classifica con 37 grammi settimanali (quasi 2 kg ogni anno, pro capite). Anche con il pane purtroppo non si scherza, visto che ne gettiamo 20 grammi a settimana (1 kg all’anno). Il fenomeno dello spreco alimentare presenta anche differenze a livello territoriale: si buttano via più prodotti al Sud (+ 15%, 600 grammi a settimana) rispetto al Nord e nel Centro, aree sotto la media nazionale (rispettivamente -7 % e -8%).

Il comportamento dei consumatori

Lo studio evidenzia che sprecano di più rispetto alla media nazionale le famiglie numerose, appartenenti a ceti popolari e che vivono in città piccole. Più virtuosi i single e coloro che vivono nelle città. In generale, tuttavia, gli italiani sono molto sensibili al tema: "L’85 percento chiede di rendere obbligatorie per legge le donazioni di cibo ritirato dalla vendita da parte di supermercati e aziende ad associazioni che si occupano di persone bisognose, in seguito all’aumento della povertà generato dalla pandemia Covid-19", spiega l’agroeconomista Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero e della Giornata nazionale del 5 febbraio.

Per cercare di buttare via meno cibo, ci affidiamo molto al packaging. A rivelarlo, un focus realizzato in collaborazione con Conai: in un anno di spese fatte con il contagocce, li abbiamo usati per cercare informazioni sulla scadenza (57,4%) e sulle modalità di conservazione (43%), ma anche sul conferimento in raccolta differenziata (28,6%). E il 70 percento degli italiani potrebbe pagare di più per un pack che conservi più a lungo un prodotto.

La spesa si fa per lo più una o due volte alla settimana per sette italiani su dieci (il 69% degli intervistati). C’è una netta consapevolezza sull’importanza di investire qualche euro in più per la qualità: questo l’orientamento di un italiano su tre (il 33% degli intervistati), mentre il 60% ricerca il miglior rapporto costo/qualità. Pochissimi (meno del 5%) vanno sistematicamente in cerca del ribasso.

Le strategie anti-spreco

Guardando alle strategie per evitare di sprecare, il 41 percento privilegia l’acquisto periodico di prodotti a lunga scadenza e quello frequente di prodotti freschi, il 39 percento si concentra nell’organizzazione del frigorifero/dispensa, il 37 percento sceglie di acquistare prodotti in piccolo formato e più di un italiano su tre, il 36 percento, compila sistematicamente una lista della spesa basata sul menu settimanale. L’87 percento non si formalizza sulla scadenza, e – dietro assaggio – consuma il cibo anche 24 ore dopo il suo teorico deperimento. Ancora poco usata la tecnologia.


Marco Rizza
Scopri di più

Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

Scopri di più

Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

Iscriviti alla newsletter
Resta aggiornato sulle ultime novità editoriali, i prodotti e le offerte