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Rinnovabili, Italia seconda in Europa per consumo interno lordo

Rinnovabili, Italia seconda in Europa per consumo interno lordo

In Italia cresce il consumo interno lordo delle fonti energetiche rinnovabili e in Europa si posiziona al secondo posto dopo la Svezia.

L’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili svolge un ruolo cruciale nella transizione ecologica. Il loro impiego è mirato a diminuire le emissioni di gas serra in atmosfera senza dover rinunciare ai servizi essenziali che fornisce l’energia. In questo contesto, in Italia è cresciuto il consumo interno lordo delle rinnovabili e si posiziona al secondo posto, dietro solo alla Svezia.

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Il consumo interno lordo delle rinnovabili

Il rapporto del 2023 dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), chiamato “Efficiency and decarbonization indicators in Italy and in the biggest European countries”, mostra che la quota nazionale rinnovabili rispetto al consumo interno lordo è pari al 19,4%. Il dato fa riferimento al 2021 e posiziona l’Italia al secondo posto in quanto utilizzo di energia rinnovabile. Al primo rimane la Svezia, mentre la media europea si attesta al 17,7%.

I dati raccolti e pubblicati nel rapporto ISPRA mostrano quindi una crescita dell’efficienza energetica in Italia dal 2005 al 2021. Inoltre, secondo gli indicatori energetici ed economici legati alle emissioni di gas serra si denota anche una progressiva decarbonizzazione, anche se non veloce quanto sperato da molti ambientalisti preoccupati per le sorti del pianeta.

Il ruolo delle rinnovabili e del nucleare

Confrontando gli indicatori di efficienza energetica e di decarbonizzazione dell’Italia con quelli degli altri Stati europei, si nota che il nostro Paese ha una maggiore efficienza di trasformazione e una minore intensità energetica. Tuttavia, la presenza di carbonio negli altri principali Stati europei risulta essere comunque inferiore. Questo dato è legato alla presenza di una quota rilevante di energia prodotta dalle centrali nucleari.

In linea generale, però, dal 2005 al 2021 è stata confermata una riduzione delle emissioni di gas serra in tutta Europa anche grazie ad una crescente produzione di energia proveniente da fonti rinnovabili. A questo, si deve aggiungere una minore intensità energetica finale (rapporto tra il consumo di energia e il prodotto interno lordo).

Settori economici da migliorare

Il rapporto ISPRA registra anche dei risultati positivi ottenuti nel settore industriale e in quello agricolo. In questi due ambiti, gli indicatori di decarbonizzazione e di intensità energetica hanno mostrato un miglioramento in termini di sostenibilità ambientale. Nello specifico, l’Italia si colloca tra i paesi con i valori più bassi in termini di consumo di energia finale e di emissioni di gas serra per unità di ricchezza prodotta dal settore industriale.

La situazione è diversa per quanto riguarda altri settori, come ad esempio il terziario, dove le emissioni per unità di valore aggiunto sono superiori rispetto la media europea. Anche altri settori, come ad esempio quello dei trasporti, mostra decisamente dei margini di miglioramento.

Distanziamento dagli obiettivi nazionali

I risultati riportati dal rapporto dell’ISPRA mostrano delle cifre positive per quanto riguarda la transizione ecologica, ma lasciano spazio anche a diverse preoccupazioni. Infatti, è stata annotata una distanza delle proiezioni nazionali dall’obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2030. Ciò è dovuto anche al fatto che gli obiettivi coinvolgono solo alcuni settori disciplinati dal regolamento condiviso dall’Europa per ridurre le emissioni.


Emmanuele Occhipinti
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Una passione per la natura coltivata fin da piccolo mi ha condotto a studiare Scienze dell’Ambiente e della Natura ma, in seguito ad un sogno rivelatorio (se si vuole credere a questa versione), mi sono ritrovato con carta, penna ed un sogno nel cassetto.
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