Il cenone della vigilia di Natale genera tonnellate di inquinamento, ma rendere sostenibile il pasto rimane una possibilità concreta.
Il cenone della vigilia di Natale è un bel momento da trascorrere in famiglia, ma, spesso, durante i festeggiamenti, capire quanto inquinamento si genera non è immediato. A creare problemi sono tanto il cibo che portiamo in tavola, quanto ciò che finisce nei bicchieri. Frutta e verdura possono aiutare a risolvere qualche problema, ma fare attenzione alle varietà esotiche rimane fondamentale.
Quanto inquinamento produce il cibo del cenone di Natale?
Il Natale è di per sé una ricorrenza che ha un impatto significativo sull’ambiente e, una volta capito quanto inquinamento genera il cenone, il motivo diventa chiaro. Durante il tradizionale pasto, infatti, una famiglia di 4 persone può arrivare a produrre fino a 150 chilogrammi di CO2 equivalente. Si tratta della stessa quantità di emissioni che si genera in un volo da Milano a Londra.
A creare i maggiori problemi è, ovviamente, la carne, con quella di bovino che risulta molto meno sostenibile di quella di pollo. Per 1 chilogrammo della prima si generano circa 60 kg di emissioni di CO2, per la seconda il valore scende a 6 kg. La carne di maiale si colloca nel mezzo. L’impronta del pesce risulta molto più contenuta, ma rimane importante fare attenzione alla scelta dei prodotti, nonché alle modalità di allevamento e di pesca.
Natale e inquinamento: quanto può essere sostenibile il cenone?
Quando si guarda a quanto inquinamento si genera per il cenone di Natale è importante notare che le singole scelte fanno la differenza. Per quanto in generale l’impatto dei vegetali sia inferiore rispetto a quello della carne, infatti, privilegiare varietà esotiche e fuori stagione può influire in modo negativo sul bilancio. 1 kg di prodotti che viaggia per 1.000 chilometri via nave produce, infatti, 10 g di CO2. Lo stesso percorso in aereo comporta, invece, l’emissione di 1.130 g di CO2.
L’ananas, quindi, alimento particolarmente popolare durante le feste, appare tutt’altro che amico dell’ambiente. Da considerare è anche l’impronta dei dolci. Per la produzione di 1 kg di cioccolato fondente viene liberata in atmosfera la metà dei gas serra, rispetto a quanto accade per le varietà bianche e al latte. Togliere, quando possibile, cibi e soprattutto bevande dal frigo e optare per il raffreddamento naturale, può, infine, favorire il risparmio energetico e, quindi, cambiare ulteriormente il quadro.
Inquinamento da cenone: quanto cibo si spreca?
A incidere molto su quanto inquinamento genera il cenone di Natale è anche la questione sprechi. Ogni anno, secondo le stime, in Italia per l’occasione si sprecano circa 500.000 tonnellate di cibo, quantificabili in una spesa di 80 euro a famiglia. L’impatto di tali numeri sull’ambiente è enorme.
Alla produzione degli alimenti sprecati è, infatti, connesso sfruttamento di suolo, utilizzo di energia, inquinamento legato alla filiera e al trasporto. È necessario, in tale ottica, valutare attentamente le offerte in cui ci si imbatte facendo la spesa. Un’accurata pianificazione riveste un ruolo di rilievo, ma, qualora ci si trovi a dover gestire degli avanzi, riciclo diventa la parola d’ordine.
Concentrarsi su quanto inquinamento genera il cenone di Natale può aiutarci a fare scelte più sostenibili in maniera consapevole. Per chi non vuole rinunciare alla carne, puntare sui produttori locali e sul chilometro zero aiuta a unire criterio etico e qualitativo. A fine pasto è, poi, cruciale dedicarsi a un accurato smaltimento dei rifiuti, così da limitare ancora di più la propria impronta di carbonio.