Frutti e ortaggi dei Greci, dei Romani e dei contadini medievali
I Greci erano grandi coltivatori di olivi, viti e altri alberi da frutto, tra cui spiccava il fico, i cui frutti erano essenziali per l’uomo di ogni ceto sociale. Si nutrivano anche di meloni, uva, mele, pere, mele cotogne e ancora, nespole, melagrane e mandorle. Tra i prodotti dell’orto, erano diffusi la rapa, il porro, il crescione, il navone (o colza) e le erbe aromatiche, come la maggiorana e il timo.
Per i Romani i prodotti della terra – fruges – erano i beni più importanti in quanto essenziali alla sopravvivenza dell’uomo e perciò ogni romano desiderava un proprio orto dove coltivare diversi tipi di cavolo (“il primo di tutti” gli ortaggi secondo Catone il Censore), ma anche cardi, porri, insalate, carote, aglio e cipolle. Altrettanto importanti per i Romani erano le vigne e i frutteti.
Se nell’Alto Medioevo la carne assunse sempre più importanza per i ceti alti, la gente più umile continuava a cibarsi dei prodotti della terra, tra cui le verdure: rapa, cavolo, cipolla, porro, aglio e insalata in primo luogo, poi carote, finocchi, ravanelli e piante aromatiche. La frutta invece era meno presente nella dieta contadina e popolare di quei tempi.