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Prosecco e pesticidi, 12 bottiglie sotto esame

Prosecco e pesticidi, 12 bottiglie sotto esame

Prosecco e pesticidi, una ricerca analizza 12 bottiglie selezionate tra le più vendute in Italia, riscontrando la presenza di diversi pesticidi. Limiti di legge non superati, ma preoccupa il mix.

Prosecco e pesticidi, un matrimonio che sta creando non pochi problemi a uno dei vini italiani più famosi del mondo. Una ricerca condotta da Il Salvagente analizza 12 bottiglie selezionate tra le più vendute in Italia, ricercando la presenza di diverse sostanze chimiche quali: fungicidi, erbicidi, diserbanti e solfiti.

Prosecco e pesticidi: la ricerca

La ricerca mette in luce come in tutte le dodici bottiglie di prosecco sia stata riscontrata la presenza pesticidi, mediamente sei per bottiglia. All’estremo inferiore una bottiglia di prodotto etichettato come biologico, in cui comunque è stata trovata una minima parte di pesticida folpet, vietato in agricoltura, la cui risibile quantità, tuttavia, induce a pensare ad una contaminazione. Mentre, la «meno virtuosa», una bottiglia in cui sono stati trovati sette fungicidi differenti. Importante è aggiungere che nessuno di questi superava per quantità le soglie stabilite dalla legge, tuttavia a spaventare i consumatori la loro combinazione e l’ipotizzato effetto corale sull’organismo.

La questione pesticidi sta creando non pochi problemi al brand del Prosecco, creando gravi e diffuse preoccupazioni. Tanto da far attribuire da parte della stampa locale proprio alla presenza di pesticidi la bocciatura da parte dell’ICOMOS (ente consultivo che giudica in via preliminare le candidature UNESCO) alla candidatura delle Colline del Prosecco a patrimonio dell’umanità, notizia presto smentita dalle fonti ufficiali che hanno spiegato come la bocciatura dipendesse principalmente da una questione di non inequivocabile unicità del territorio. Questo a sottolineare come la paura sia concreta.

Pesticidi nel prosecco: una paura motivata?

Il problema potrebbe derivare dalla crescita esponenziale del business del Prosecco ha visto una crescita esponenziale seguita, inevitabilmente, dall’aumento del terreno vitato. Realtà che risulta immediatamente evidente a locali e non. Ciò comporta sicuramente nel complesso un massiccio uso di pesticidi, così come tuttavia avviene per molte altre zone agricole d’Italia: siano esse dedicate alle viti o ad altre colture. E bene ricordare inoltre come la ricerca abbia preso in considerazione solo 12 bottiglie, una goccia in un mare di produttori: nel 2013 si contavano, infatti, oltre 8.000 realtà produttive dedicate al Prosecco.

Il risultato dell’analisi resta interessante, anche perché ha preso in considerazione alcuni dei Prosecchi più diffusi nei supermercati, ma, da un punto di vista squisitamente statistico, non risulta esattamente rappresentativo dell’intera popolazione. Il problema certamente esiste e probabilmente non si limita alle zone del Prosecco, tuttavia, nonostante sarebbe auspicabile una conversione generalizzata ad una politica di abbandono dei pesticidi in favore del biologico, forse non è ancora il caso di stigmatizzare in termini assoluti il Prosecco e la sua area d’origine.

Fonti: Il Salvagente - Treviso Today


Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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