Pomodori nani e altre mini verdure potranno un giorno venire coltivate nello spazio. La NASA assieme all’Università della California Riverside sta lavorando per portare il progetto nello spazio. L’obiettivo è contribuire un giorno all’alimentazione degli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale con ortaggi freschi in prospettiva di missioni a lungo raggio nel sistema solare.
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Come nascono i pomodori nani e altre mini verdure per lo spazio
La ricerca arriva dalla University of California Riverside. Grazie a tecniche di editing genetico CRISRP-Cas9, i ricercatori americani hanno lavorato per rimpicciolire la pianta di pomodoro. Il risultato sono stati dei pomodori nani in grado di crescere con un gambo molto corto e foglie dalle dimensioni ridotte rispetto alla dimensione del frutto. I pomodori nani ottenuti in questo modo sarebbero in grado di crescere in località con limitate quantità di terreno e risorse naturali riuscendo tuttavia a produrre un frutto con le stesse capacità nutrienti di un pomodoro tradizionale. Le modifiche li renderebbero ideali per la coltivazione nello spazio.
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La sfida è stata lanciata inizialmente per fronteggiare l’emergenza del sovrappopolamento del pianeta. Nel 2050 la Terra sarà abitata da 9 miliardi di persone mentre le superfici destinate all’agricoltura si ridurranno. La produzione mondiale di cibo dovrà raddoppiare entro quella data per sostenere le esigenze alimentari future. Pomodori nani di questo tipo e altre mini verdure realizzate con lo stesso principio potrebbero essere un passo importante per soddisfare le esigenze di una popolazione in aumento
Pomodori nani e mini verdure della NASA
La maggior parte delle piante produce molta più parte non commestibile rispetto a quanta risulta utile per l’alimentazione umana. Riducendo questa quantità di biomassa grazie all’editing genetico, i ricercatori sono convinti di poter ottenere pomodori nani, mini verdure e mini frutti in grado di crescere con solo una frazione delle risorse necessarie per piante comuni vale a dire le condizioni che si trovano non appena si lascia l’orbita del nostro pianeta e ci si avventura nelle profondità dello spazio.
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Il progetto ha subito interessato la NASA che ha chiesto ai ricercatori californiani di adattare le colture per consentire una crescita facilitata negli ambienti ostili all’agricoltura della Stazione Spaziale Internazionale e, in prospettiva, per future missioni a lungo termine. Tra le modifiche specifiche richieste, ad esempio, quella di migliorare il processo di fotosintesi per aiutare a depurare l’aria a bordo della stazione. Per i ricercatori si tratterebbe di un passo importante non solo per riuscire a sfamare gli abitanti della Terra ma, per sfamare anche futuri coloni di insediamenti permanenti su altri pianeti del sistema solare.
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