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Pollo broiler, la triste storia di un animale frutto della selezione genetica

Pollo broiler, la triste storia di un animale frutto della selezione genetica

La carne che quasi tutti mangiamo viene dall’allevamento ricco di sofferenze del pollo broiler, un animale dalla storia particolare

Poche persone conoscono il pollo broiler e la sua storia. Eppure è quello che nella stragrande maggioranza dei casi viene acquistato al reparto rosticceria del supermercato quando si ha poca voglia di mettersi ai fornelli per cena. Dietro questa carne bianca succulenta, tuttavia, si nasconde una totale mancanza di rispetto per il benessere dell’animale. Questa razza è infatti stata selezionata geneticamente nel corso dell’ultimo secolo per soddisfare la grande richiesta dei consumatori e il suo allevamento comporta terribili sofferenze per questi uccelli domestici.

Pollo broiler, la triste storia di un animale frutto della selezione genetica
Foto: @Pxfuel

Cos’è il pollo broiler

Broiler è il nome tecnico che viene dato ai pulcini di Gallus gallus domesticus. In altre parole, si parla degli esemplari bianchi, dalla cresta rossa e la pelle gialla, allevati solo per la produzione intensiva di carne e che noi comunemente chiamiamo polli. Questi animali sono caratterizzati da un petto molto grande e da cosce gonfie, caratteristiche che sviluppano in tempi rapidissimi dopo la nascita. Tra la schiusa dell’uovo e la macellazione passano solo 40-60 giorni.

La storia del broiler e della sua selezione genetica

Queste caratteristiche non derivano da madre natura, bensì dalla storia del pollo broiler. L'animale è frutto di un lavoro di selezione genetica iniziato negli anni ’30 del secolo scorso. Il motivo? L’espansione della domanda di carne di pollo da parte dei consumatori in quegli anni di crescente benessere economico. Di fronte alla difficoltà nel soddisfare la grande richiesta, gli allevatori hanno iniziato così un lavoro di incrocio di razze per ottenere un pollo che crescesse in fretta e che in poco tempo sviluppasse una muscolatura importante. In altre parole, animali ad alto rendimento.

La messa a punto di questo ibrido commerciale è avvenuta negli anni ’60 e ha consentito al pollo broiler di aumentare il suo tasso di crescita di uno spaventoso 400 per cento. Oggi, secondo Animal Equity Italia, il 90 per cento dei polli allevati nel mondo sono di questa razza, per una cifra complessiva di oltre 40 miliardi, di cui sette solo in Europa e mezzo miliardo nel nostro Paese.

Le sofferenze del pollo broiler

L’accelerazione impressa allo sviluppo di questi polli ha avuto delle gravi conseguenze sul loro benessere. Dopo la schiusa delle uova, generate dall’inseminazione artificiale dei riproduttori, negli appositi incubatoi industriali, i pulcini (sia maschi, che femmine) sono portati nei capannoni chiusi destinati all’allevamento intensivo. E sebbene avvenga a terra, nelle strutture vengono concentrati dai 20mila ai 30mila polli per ciclo produttivo, lasciando poco spazio a ciascun esemplare.

Per favorire la crescita rapida dei polli, i capannoni sono dotati di sistemi automatizzati che forniscono acqua e alimenti altamente energetici, di ventilatori che mantengono costante la temperatura e di illuminazione forzata in modo che anche l’alterazione del normale ciclo luce/buio contribuisca al loro sviluppo straordinario.

Il risultato è che gli animali arrivano ad avere un petto così grande da non riuscire a reggersi sulle proprie zampe. Questo carico eccessivo causa fratture o addirittura il fenomeno chiamato splay leg, cioè la caduta a terra con divaricazione delle gambe. E da questa posizione il più delle volte non si rialzano più. Ma la triste storia del pollo broiler non finisce qui. A tutto ciò si aggiunge un problema dell’igiene, in quanto il pavimento degli allevamenti non viene mai pulito durante un ciclo produttivo. Gli animali restano così a lungo accasciati suoi loro escrementi, fatto che può portare allo sviluppo di ulcere sulle zampe, deplumazione e all’aumento dell’insorgenza di malattie.

Gli appelli delle associazioni animaliste

Il risultato di questa selezione genetica e di questo tipo di allevamento sono dei "pulcini giganti", dei cuccioli in corpi adulti cresciuti in modo smisurato. Basti pensare che mentre un pollo “normale” peserebbe circa 1,2 kg a verso i quattro mesi d’età, i broiler invece arrivano a pesare quasi 3 kg in circa 50 giorni di vita.

Per questo le associazioni animaliste invitano le istituzioni italiane a intervenire. La Lav – Lega Anti Vivisezione sostiene che “regole molto più stringenti sono necessarie per garantire un maggiore benessere a questi animali”. Animalequity Italia, invece, ha lanciato una petizione rivolta al governo italiano per chiedere “la messa al bando di questi ‘ibridi commerciali”.

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