Le poesie più belle sui venti

Sui venti hanno scritto poesie belle ed emozionanti i più svariati autori. Alcuni scrittori si sono concentrati sulla capacità di questi elementi unici della natura di instillare inquietudine e agitazione. Altri hanno, invece, insistito su quanto i refoli d’aria, più o meno violenti, riescano a incarnare perfettamente la propensione al cambiamento che molti avvertono costantemente. Andiamo, allora, a scoprire alcune delle liriche più significative dedicate al soffiare del vento.

Le poesie più belle e significative sui venti
“Il risveglio del vento” Rainer Maria Rilke
Nel colmo della notte, a volte accade
che si risvegli, come un bimbo, il vento.
Solo, pian piano, vien per il sentiero,
penetra nel villaggio addormentato.
Striscia guardingo, sino alla fontana;
poi si sofferma, tacito, in ascolto.
Pallide stan tutte le case, intorno;
tutte le querce mute.
“Il Vento” di Robert Louis Stevenson
Gli aquiloni in alto t’ho visto lanciare,
e su per il cielo gli uccelli soffiare;
tutt’intorno t’ho sentito passare
qual gonne muliebri tra l’erba fruscianti
O vento,
tutt’ il giorno ti sento soffiare,
e sì forte ti sento cantare!
Ho veduto le cose che hai fatto,
ma l’hai fatte sol di soppiatto;
di te, le spinte improvvise ho sentito,
di te, i richiami accorati ho udito,
perché mai ti potevo vedere.
O vento,
tutt’ il giorno ti sento soffiare,
e sì forte ti sento cantare.
Sì forte e sì freddo qual sei,
tu che soffi, sei giovane o vecchio?
Di campo e di ramo creatura tu sei
o un bambino più forte di me?
O vento,
tutt’ il giorno ti sento soffiare
e sì forte ti sento cantare.
“Tramontana” di Eugenio Montale
Oggi una volontà di ferro spazza l’aria,
divelle gli arbusti, strapazza i palmizi
e nel mare compresso scava
grandi solchi crestati di bava.
Ogni forma si squassa nel subbuglio
degli elementi; è un urlo solo, un muglio
di scerpate esistenze: tutto schianta
l’ora che passa: viaggiano
la cupola del cielo
non sai se foglie o uccelli – e non son più.
E tu che tutta ti scrolli fra i tonfi
dei venti disfrenanti
e stringi a e i bracci gonfi
di fiori non ancora nati;
come senti nemici
gli spiriti che la convulsa terra
sorvolano a sciami,
una vita sottile, e come ami
oggi le tue radici.
“Il Vento” di Emily Dickinson
Come la luce,
Delizia senza forma
E come l’ape,
Melodia senza tempo
Come i boschi,
Segreto come brezza
Che, senza frasi, agita
Gli alberi più superbi
Come il mattino,
Perfetto sul finire,
Quando orologi immortali
Suonano mezzogiorno!
“Ode al Vento Occidentale” di Percy Shelley
O tu, selvaggio vento occidentale,
respiro dell’autunno, dalla cui
presenza impercettibile le foglie
morte sono sospinte come spiriti
che fuggono da un mago incantatore,
pallide, e gialle, e nere, e rosse come
la febbre, moltitudini dal morbo
colpite: o tu che guidi al letto gelido
e oscuro i semi alati, dove giacciono
freddi e profondi, come in una tomba
un corpo, finché non farà la tua
sorella azzurra della primavera
cader sulla sognante terra il suono
della sua tromba, e riempirà di vividi
colori e di profumi il colle e il piano,
(nell’aria conducendo come un gregge
a pascolare i dolci suoi boccioli):
o spirito selvaggio, che ti muovi
ovunque, e annienti e curi; ascolta, ascolta!
II
Tu nella cui corrente si disperdono
le nuvole vaganti, come foglie
marcite della terra, nel subbuglio
del cielo ripido, dagli intricati
rami del cielo e dell’oceano scosse,
angeli della pioggia e della folgore:
cosparse sull’azzurra superficie
dei tuoi marosi eterei, come fulgida
chioma che sollevata sopra il capo
d’una Menade fiera, dal confine
tenue dell’orizzonte va ad attingere
lo zenit, come i riccioli del prossimo
diluvio. O pianto funebre dell’anno
morente, a cui la notte che finisce
sarà la volta d’un sepolcro immenso,
cupola in cui si aggrega la potenza
e l’atmosfera densa dei vapori,
da cui una pioggia nera esploderà
insieme a fuoco e grandine: oh, ascolta!
III
Tu che l’azzurro mar Mediterraneo
dai sogni estivi risvegliasti, mentre
cullato dalle onde cristalline
egli giaceva, accanto a un isolotto
di pomice nel golfo presso Baia,
e nel sonno palazzi antichi e torri
tremolanti guardava nella luce
del giorno che era ancora più splendente
dell’onda, ricoperti dagli azzurri
muschi e da fiori così dolci che
nel descriverli i sensi vengon meno!
Tu, per i cui sentieri si dividono
in abissi le eroiche superfici
dell’Atlantico, mentre nel profondo
fiori marini e boschi limacciosi,
che vestono le foglie senza vita
dell’oceano, conoscon la tua voce,
e d’un tratto son grigi di paura,
e tremano e si spogliano: oh, ascolta!
IV
Foss’io una foglia morta che condurre
tu potessi; o una nuvola veloce
per volare con te; un’onda che sbuffa
sotto la tua potenza, a condividere
l’urto della tua forza, solamente
men libero di te, o inarrestabile!
Potessi almeno, come da bambino,
esser compagno al tuo vagabondaggio
nel cielo, come allora, quando il passo
tuo rapido e celeste superare
non era solamente una chimera;
mai io nel mio bisogno doloroso
a te sarei venuto in questa prece.
Levami come un’onda, come nuvola,
come una foglia! Cado sulle spine
di questa vita e sanguino. Il pesante
fardello delle ore mi ha asservito
e soggiogato: io a te troppo simile,
impavido, e veloce, ed orgoglioso.
V
Fai di me la tua cetra, come già
tu fai della foresta: cosa importa
se come le sue foglie anche le mie
cadono, se il tumulto delle tue
poderose armonie solleverà
da entrambi un canto grave ed autunnale,
dolce seppure triste. Che tu sia
il mio spirito, o spirito orgoglioso!
Accompagna attraverso l’universo
i miei pensieri morti come foglie
appassite, affinché una nuova nascita
possano avere! E per l’incantamento
di questi versi, spargi in mezzo agli uomini
le mie parole, come le faville
insieme con le ceneri, da un cuore
che ancora non è spento. Ed attraverso
le mie labbra sii tu per la dormiente
terra la tromba d’una profezia!
O vento, se l’inverno sta arrivando,
potrà la primavera esser lontana?
