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Plastica negli oceani: per gli Stati Uniti è record negativo

Plastica negli oceani: per gli Stati Uniti è record negativo

Uno studio ha rivelato che il contributo degli Stati Uniti alla plastica negli oceani è altissimo. Il sistema di gestione dei rifiuti appare inadeguato.

Secondo un paper pubblicato su Science Advances gli Stati Uniti sarebbero tra i maggiori responsabili della presenza di plastica negli oceani. Lo studio è stato condotto attraverso l’accurata, e spesso non agevole, analisi di dati provenienti da tutto il mondo. I risultati ottenuti hanno scardinato le convinzioni maturate dai lavori precedenti e hanno posto grandi interrogativi sul sistema di gestione dei rifiuti statunitense.

Plastica oceani USA

L’analisi di dati:

La responsabilità per la quantità di plastica negli oceani è stata valutata nel modo più oggettivo possibile. Lo studio ha raccolto i dati su 217 paesi risalenti al 2016, anno più recente disponibile. Sono stati indagati scarico, abbandono e gestione inadeguata dei rifiuti. Lo studio ha offerto diversi scenari e gli intervalli tra l’uno e l’altro sono piuttosto ampi. Reperire dati sui rifiuti infatti è complicato. Non ci sono garanzie univoche di trasparenza e accuratezza dei dati forniti dalle realtà locali. Sulle esportazioni, poi, spesso i record sono assenti. Tony Walker professore della University School for Resource and Environmental Studies di Halifax, ha definito questo settore “un campo minato di dati”.

I risultati:

Secondo questo nuovo studio il contributo degli Stati Uniti all’aumento della plastica negli oceani è stato finora pesantemente sottostimato. Nelle ricerche precedenti, infatti, a essere messi sotto accusa erano soprattutto alcuni paesi asiatici in via di sviluppo. Secondo i dati, però, gli USA spediscono all’estero la metà dei propri rifiuti plastici. Di questi l’88% finisce in paesi la cui gestione è inaffidabile. Dallo studio emerge che gli Stati Uniti nel 2016 hanno disperso tra 1,1 milioni e 2,2 milioni di tonnellate di plastica negli oceani. Per Nicholas Mallos, direttore di Ocean Conservancy, lo scenario peggiore equivale a una pila di plastica dell’ampiezza dei Giardini della Casa Bianca e dell’altezza dell’Empire State Building.

Il sistema di gestione dei rifiuti:

La plastica negli oceani dispersa dagli Stati Uniti denota un pessimo sistema di gestione dei rifiuti. Il tasso di esportazione della plastica è così elevato, infatti, perché le infrastrutture sono del tutto inadeguate. Solo il 9% della plastica prodotta entra nel sistema di riciclaggio. Di questa, secondo Kara Lavender Law, autrice principale dello studio, molta non viene riutilizzata in quanto contaminata, di basso valore o problematica. Creare nuova plastica risulta spesso più conveniente. Dal 2018, però, la Cina e altri paesi asiatici non accettano più rifiuti dall’estero e questo ha ridotto il mercato della plastica riciclabile.

La plastica negli oceani costituisce una minaccia sia per l’ambiente, sia per l’uomo e la sua salute, quindi limitarla è d’obbligo. La miglior soluzione è un’azione alla radice. È necessario intervenire sulla quantità di plastica da smaltire e quindi limitarne la produzione. È il momento di dire basta all’inutile plastica usa e getta e di concentrarci sulle alternative green.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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