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Parchi nazionali: qual è l’impatto dei turisti sugli animali?

Parchi nazionali: qual è l’impatto dei turisti sugli animali?

Secondo uno studio, i turisti hanno un impatto significativo sulla fauna dei parchi nazionali e ora bisogna capire come limitare i danni

I turisti che visitano ogni anno i parchi nazionali di tutto il mondo sono sempre di più e questo ha un impatto sugli animali che li abitano. Uno studio pubblicato in People and Nature si è concentrato sulla questione e ha mostrato che persino una presenza minima dell’uomo è avvertita dalla fauna come un disturbo. Gli esperti sono ora al lavoro per mettere a punto strategie di gestione efficaci.

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Foto: Enrique @Pixabay

Lo studio

A concentrarsi su quale sia l’impatto della presenza dei turisti sugli animali dei parchi nazionali ci ha pensato un team della Washington University. I ricercatori hanno condotto l’analisi nel Glacier Bay National Park, nel sud-ovest dell’Alaska. La scelta del luogo è stata ben ponderata. Quest’area, meta di alcune crociere, è, infatti, raggiungibile solo in aereo o via nave e conta una media di soli 40.000 visitatori all’anno. Le interazioni tra uomo e natura sono, quindi, molto limitate. I ricercatori hanno, dunque, piazzato in 10 siti del parco 40 telecamere con sensori di movimento. L’obiettivo era monitorare il comportamento di quattro distinte specie di animali: orsi bruni, orsi neri, lupi e alci.

L’impatto dei turisti sulla fauna dei parchi nazionali

Lo studio ha mostrato che la presenza dei turisti ha sugli animali dei parchi nazionali un impatto sempre significativo. Ciascuna delle quattro specie target ha, infatti, reagito al contatto, indiretto o diretto, con l’uomo, modificando il proprio comportamento. In generale, dovunque arrivassero turisti i ricercatori registravano meno di cinque avvistamenti di animali a settimana. Nelle zone dove le presenze raggiungevano le 40 a settimana, le telecamere non rilevavano movimenti. I lupi risultavano i più schivi, mentre gli orsi si mostravano i meno colpiti dalle interferenze. Gli alci, in controtendenza, diventavano, invece, più attivi, forse perché i visitatori costituivano per loro una protezione dai predatori.

Quindi?

Notare che persino la presenza di un esiguo numero di turisti può avere un impatto sul comportamento degli animali dei parchi nazionali ha sorpreso i ricercatori. Ciò mostra, in primis, che l’impegno dei visitatori a vedere la fauna nel proprio habitat rappresenta, spesso, una contraddizione in termini. Gli esperti sperano, poi, che la ricerca possa essere vista dalle autorità competenti come un’utile risorsa. Essa mostra, infatti, che per proteggere davvero la fauna, è necessario ricorrere a regole diverse.

Gli scienziati propongono, allora, di concentrare le visite solo in determinati periodi dell’anno e di adibire al turismo solo certe zone delle aree protette. Laura Prugh, fra gli autori, ha spiegato che solo questo permetterebbe agli animali di vivere, almeno in spazi limitati, la propria vita.

Evitare che il turismo abbia sugli animali dei parchi nazionali un impatto eccessivo richiede interventi. Spesso l’attenzione è concentrata sulle aree più popolari e in simili contesti la fauna è portata ad abituarsi alla presenza umana. Mira Sytsma, autrice leader, ha, però, specificato che le persone che si orientano verso viaggi fuori stagione, in mete meno mainstream sono in continuo aumento e ciò non può essere trascurato.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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