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Ortoressia: quando il sano diventa un'ossessione

Ortoressia: quando il sano diventa un'ossessione

L'ortoressia è un disturbo alimentare ancora poco conosciuto, in grado di trasformare l'attenzione per un'alimentazione salutare in un incubo

Ortoressia, quasi un neologismo, ancora poco conosciuta ai non addetti ai lavori, ma sempre più sotto gli occhi di psicologi e psichiatri: l’ossessione per l’alimentazione sana può avere effetti controproducenti, spesso e volentieri senza poter contare su basi scientifiche, quanto piuttosto sul sentito dire e convinzioni personali.

Diffusione dell'ortoressia

Da uno studio pubblicato dal Ministero della Salute sarebbero trecentomila i casi di ortoressia in Italia, concentrati nelle grandi aree urbane e particolarmente tra la popolazione maschile, paradossalmente oggi sempre più soggetta allo stereotipo presentato dai media, fisico scultoreo e addio pancia, spesso accompagnata da una patologia altrettanto nuova: la vigoressia, l’ossessione per il proprio fisico. Quando si è vittima di questo disturbo la tendenza è quella di immaginarsi superiori ai propri amici e colleghi dalla dieta ‘meno sana’, disprezzando chiunque si conceda qualche alimento non reputato abbastanza salubre.

Le caratteristiche

L’ortoressia si inquadra come un disturbo ossessivo compulsivo, in cui le persone ha un approccio morboso al cibo, trascorrendo anche più di tre ore al giorno pensando esclusivamente all’alimentazione, non nel senso quantitativo, piuttosto qualitativo. Il pensiero va a quali cibi scegliere, come cucinarli e consumarli, facendo optare per alimenti che fanno bene piuttosto che per quelli che realmente ci piacciono.

Tale approccio può essere riassunto in tre fasi: la prima corrisponde alla pianificazione con giorni di anticipo di ciò che andrà consumato, cercando il più possibile di evitare alimenti contenenti pesticidi, organismi geneticamente modificati o eccessive quantità di zucchero e sale. La seconda porta a spendere molto tempo tra le corsie del supermercato per la selezione diretta di ciò che andrà consumato, fino ad arrivare alla coltivazione e produzione casalinga della maggior parte dei prodotti utilizzati. Per finire la preparazione degli alimenti, che segue tecniche ritenute esenti da rischi come la cottura al vapore, magari utilizzando stoviglie dai materiali particolari.

Malainformazione

A complicare ulteriormente il quadro sono le nozione a cui si appellano febbrilmente questi individui, spesso e volentieri senza basi scientifiche ma risultato di esasperazioni o vere e proprie truffe. Questo porta il malato a non dare ascolto anche alle voci di esperti, soprattutto se in conflitto con le credenze personali di queste persone, e a sviluppare nei casi più gravi squilibri nutrizionali. Oltre a sacrificare il benessere emotivo e sociale, si rischia di andare in contro a atrofia muscolare, squilibri elettrolitici e avitaminosi.

Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazione indesiderate.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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