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Orsi polari a rischio: la causa è lo scioglimento dei ghiacci

Orsi polari a rischio: la causa è lo scioglimento dei ghiacci

Il cambiamento climatico sta mettendo gli orsi polari a rischio. Il paesaggio Artico sta cambiando e il destino di questi animali preoccupa gli scienziati.

Un nuovo studio ha dimostrato che il riscaldamento globale sta mettendo gli orsi polari a rischio. La sopravvivenza di questi mammiferi unici è, infatti, strettamente legata all’ambiente Artico e lo scioglimento dei ghiacci la sta rendendo estremamente complicata. I dati sono allarmanti e gli scienziati sono preoccupati. Agire sul cambiamento climatico è una priorità ma il tempo a nostra disposizione è ormai limitato.

Orsi polari a rischio

Gli orsi polari nell’Artico:

Gli orsi polari sono i più grandi carnivori al mondo. Pesano tra i 350 e i 700 Kg e raggiungono un’altezza di 3m. Secondo le stime oggi ne esistono tra i 22.000 e 31.000 esemplari e si tratta di una specie vulnerabile. Gli orsi polari abitano tutta la zona Artica e vivono in perfetta sintonia con l’ambiente polare. La loro pelliccia, apparentemente bianca, è formata da peli tubolari traslucidi che fanno in modo che i raggi solari raggiungano direttamente la cute nera. L’ abbondante strato di grasso funge da isolante. Sono poi fisiologicamente concepiti per conservare energia. Cacciano infatti in modo statico, appostandosi sulla banchisa polare per catturare le foche.

Una sopravvivenza difficile:

Secondo uno studio recentemente pubblicato su Journal of Experimental Biology lo scioglimento dei ghiacci sta minacciando la sopravvivenza degli orsi polari. Il ghiaccio su cui cacciano, infatti, si è ridotto del 13% al decennio dal 1979. Gli orsi polari devono dunque nuotare dai 3 ai 4 giorni in più per raggiungere prede, con un consumo energetico quadruplicato. Le foche, poi sono sempre più rare e gli orsi devono spesso adattarsi a insufficienti nutrimenti alternativi. Per eguagliare l’apporto calorico del grasso di una sola foca servono 37 salmerini alpini, 216 uova di oche delle nevi o 3 milioni di mirtilli. Gli orsi polari sono, quindi, sempre più stanchi ed esposti alla fame.

Le preoccupazioni:

La situazione degli orsi polari appare critica. L’Artico si sta, infatti, riscaldando a velocità doppia rispetto al resto del pianeta e il volume dei ghiacci marini nel 2020 si è dimostrato ai minimi storici. Il ghiaccio si forma, poi, sempre più tardi in autunno e si scioglie sempre prima in primavera. Steve Albon del James Hutton Institute ha spiegato che, purtroppo, i danni causati da ciò non sono immediatamente visibili. Tra gli orsi polari i primi a essere in pericolo saranno i cuccioli. Le femmine, infatti, pur riuscendo a darli alla luce, non potranno nutrirli. Senza un immediato intervento sulle emissioni, però, gli scienziati temono un drastico calo della popolazione entro il 2100.

Le difficoltà degli orsi polari rappresentano un campanello d’allarme. Intervenire per salvarli è d’obbligo e non si tratta solo di una suggestione. Gli scienziati temono, infatti, che la loro situazione sia solo il primo tassello di un devastante effetto domino. Davanti all’imponente orso polare che rischia di capitolare per stanchezza e stenti, forse sarebbe opportuno abbandonare quell’illusorio senso di sicurezza in cui spesso ci culliamo.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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