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Noci di cocco di mare: la lotta per salvare l’iconico frutto

Noci di cocco di mare: la lotta per salvare l’iconico frutto

Le noci di cocco di mare sono un simbolo delle Seychelles. La pianta che le produce è a rischio, ma l’impegno dei locali sembra in grado di salvarla.

Le noci di cocco di mare contengono il seme più grande del mondo e nelle Seychelles rappresentano un simbolo culturale. Le iconiche piante che le producono sono purtroppo sempre più rare. Le minacce alla loro incolumità sono molte e i controlli serrati non sembrano efficaci. Ora governo e ONG hanno deciso di puntare sul coinvolgimento degli abitanti locali e la pronta risposta di questi lascia ben sperare.

Noci di cocco di mare

Il cocco di mare:

Il cocco di mare appartiene alla famiglia delle Arecaceae ed è una specie molto rara. Queste piante crescono spontaneamente in sole 2 isole delle 115 delle Seychelles: Praslin e Curieuse. Si tratta di piante dioiche, che, per raggiungere la maturità, hanno bisogno di 50 anni. A oggi ne esistono solo 8000 esemplari e la pianta figura tra quelle a rischio. Le noci di cocco di mare hanno popolato a lungo il folklore a causa della loro forma e conservano ancora oggi un grande valore. Il loro peso arriva ai 45 Kg e il loro diametro a 50 cm. La polpa viene venduta in Asia come afrodisiaco, mentre il guscio rappresenta un comune souvenir.

Le minacce:

Le noci di cocco di mare sono estremamente richieste. Fin dal 1978 il commercio di questi prodotti è sottoposto a un rigido sistema di controlli. Ogni noce è numerata e tracciata e chiunque le venda o coltivi le palme deve essere registrato al Ministry of Agriculture, Climate Change and Environment. Spesso, purtroppo questo non basta. A minacciare il cocco di mare è soprattutto il cambiamento climatico con fenomeni estremi, fra cui piogge torrenziali, siccità e incendi boschivi. L’altra grande piaga è il traffico illegale. Per i residenti le noci non sono accessibili ma ogni guscio può essere venduto a 200 €, mentre la polpa sfiora i 400 € al Kg.

I locali:

Il piano del governo per salvare le noci di cocco di mare è basato sulla partecipazione. Grazie a un bando ideato da MACCE e dall’ONG Seychelles Islands Foundation i locali possono ora proporsi per coltivare le piante nei propri terreni. Secondo Frauke Fleischer-Dogley direttore esecutivo di SIF questo rende la pianta proprietà collettiva e dovrebbe scoraggiare il furto. Per ottenere l’idoneità i terreni devono soddisfare specifici standard qualitativi. Ogni pianta raggiunge, poi, i 25-35 m di altezza quindi a ogni seme deve essere garantito l’adeguato spazio. I lavori stanno procedendo a rilento a causa della pandemia, ma la risposta dei locali è stata sorprendente. Sono infatti pervenute 104 richieste per 422 noci.

Salvare le noci di cocco di mare si sta rivelando un’impresa ardua ma possibile. Katy Beaver, esperta di piante, ha specificato che molte palme saranno al di fuori del loro habitat e che, quindi, impollinazione e fertilizzazione saranno determinanti. La reazione della comunità non può però che generare ottimismo. Lasciarsi sfuggire il leggendario “Frutto dell’Eden” non sembra proprio l’idea dei locali.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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