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Moda: il maglione creato dai microbi in bioreattore

Moda: il maglione creato dai microbi in bioreattore

I microrganismi generano una proteina simile a quella della seta usata dai ragni per le loro tele. Il filo che ne deriva ha una bassa impronta ecologica.

I microbi potrebbero diventare i sarti dei maglioni del futuro. Due aziende giapponesi hanno infatti creato un prototipo di pullover composto in parte da una filamento coltivato con un bioreattore. Il materiale, chiamato “Brewed Protein”, è seta del ragno ottenuta grazie alla configurazione in laboratorio dei geni responsabili negli aracnidi della produzione della proteina che dà origine alla fibra definitiva.

Spiber fibra filo bioreattore

Come viene prodotto il filo biotech

Il processo è stato ideato una decina di anni fa da Spiber, realtà attiva dal 2007 nello sviluppo di biomateriali. Il nuovo materiale è studiato per imitare quelli presenti attualmente in mercato e consentire la realizzazione di capi elastici e resistenti come quelli che siamo abituati a indossare. Con una differenza importante: la sua impronta ecologica è più bassa dei materiali attualmente usati. Di quanto ancora non si sa. La moda, però, è alla costante ricerca di soluzioni per diventare più sostenibile: coltivazione e reperimento delle materie, fabbricazione degli indumenti, distribuzione e vendita del settore sono responsabili di una grossa parte dell’inquinamento del pianeta

Una volta replicati i geni per la produzione di questa proteina, essi sono inoculati in microrganismi che, coltivati in vasche di fermentazione con zuccheri e minerali, iniziano a emettere la proteina stessa. Questa, infine, viene separata dai microbi e poi filata, arrotolata e asciugata da un mulino tessile. “L’ostacolo più grande del produrre su ampia scala Brewed Protein è processare il materiale grezzo, ovvero il materiale prima che sia filato ed essiccato in quello che è il filo”, spiega Gen Arai, general manager di Goldwin.

Un’alternativi ai materiali sintetici

La “Brewed Protein”, seppur ancora in fase di incubazione, mostra quella che potrebbe essere una via alternativa. Il materiale accumulato è ancora poco per il momento. “The Sweater”, il maglione realizzato in collaborazione con il brand di vestiti Goldwin, è formato solo al 30 percento da questo speciale filo, il resto è classica lana di pecora. Ma il processo, se riprodotto su larga scala, potrebbe portare sviluppi interessanti.

Nonostante le difficoltà, infatti, Spiber sta costruendo un grande stabilimento in Thailandia che dovrebbe consentire di ampliare la produzione. Aumentare la disponibilità di questo materiale, che potrebbe essere anche biodegradabile secondo i test dell’azienda, e renderlo quindi più economico significherebbe offrire alla moda una risorsa dall’impatto nettamente più basso. Una valida alternativa al poliestere dei capi sintetici, responsabile in larga parte della diffusione delle microplastiche nei mari, ma anche al cotone, la cui coltivazione porta al consumo di moltissima acqua.

Microbi, alleati della moda

I microbi provano a diventare alleati sempre più stretti della moda. Non solo potrebbero risolvere i problemi di inquinamento in fabbrica, soluzione su cui stanno già lavorando altre realtà, ma potrebbero eliminare alcuni problemi alla radice, fornendo nuove materie prime da sfruttare. “Un giorno Brewed Protein potrebbe rimpiazzare tutti i materiali di derivazione petrolchimica usati per i beni di consumo – ha aggiunto Arai –. Sappiamo che è possibile, è solo questione di sviluppare la produzione su larga scala”.


REDAZIONE
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