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Microplastiche negli alimenti, tracce anche nelle proteine

Microplastiche negli alimenti, tracce anche nelle proteine

Uno studio ha certificato che le microplastiche sono ormai in tutti gli alimenti, dalla carne al pesce, passando per le proteine vegetali.

Le microplastiche sono ormai ovunque e non si salvano, purtroppo, nemmeno gli alimenti. Queste piccole particelle, oltre ad aver invaso persino l’Artico e i corsi d’acqua più reconditi, fanno parte della nostra dieta. Secondo un nuovo studio tracce degli inquinanti sono rilevabili nel 90% delle proteine che ingeriamo quotidianamente e non fa differenza che si tratti di derivati animali o vegetali. Comprendere quali siano gli impatti di ciò sulla salute richiede, però, ulteriore lavoro.

Microplastiche negli alimenti, tracce anche nelle proteine
@envatoelements

Dove si trovano le microplastiche negli alimenti 

Ad approfondire la questione microplastiche negli alimenti ci ha pensato uno studio pubblicato in Environmental Pollution, condotto da Ocean Conservancy e Università di Toronto. I ricercatori si sono concentrati su 16 diverse tipologie di proteine comunemente presenti nella dieta degli statunitensi. Tra queste rientravano carne di maiale e manzo, pesce e frutti di mare, tofu e tre differenti sostitutivi della carne. 

Ne è emerso che l’88% dei prodotti testati conteneva tracce di plastica di diametro inferiore ai 5 millimetri, definibili, quindi, microplastiche. Il 44% dei cibi è risultato contaminato da fibre, mentre solo il 30% ha rivelato tracce di frammenti. Un americano medio assume, quindi, durante l’anno 11.500 particelle di plastica. Se si guarda allo scenario peggiore, però, il valore sale a 3.8 milioni.

Evitare le microplastiche negli alimenti 

Il nuovo studio apre purtroppo nuove prospettive sulla presenza di microplastiche negli alimenti. Per quanto l’uomo viva sulla terraferma, per esempio, è apparso evidente che la presenza di inquinanti è massiccia anche nel pescato e nell’occhio del ciclone non finiscono stavolta solo i frutti di mare. Non sembra, dunque, possibile mettere a punto una dieta che consenta di ritenersi al sicuro dalle piccole particelle inquinanti. 

L’unica distinzione rilevante è stata osservata nella quantità di plastica per grammo tra gli alimenti altamente processati e le loro controparti meno lavorate. Nei primi, fra cui rientrano bastoncini di pesce, crocchette di pollo e hamburger plant based industriali, la contaminazione è molto più alta. Il processo di lavorazione non può, però, essere considerato l’unico fattore influente, dato che tra cibi processati e pescato le differenze sono risultate non statisticamente significative.

Cosa succede se ingeriamo microplastiche con gli alimenti 

I dati sulle microplastiche negli alimenti fanno suonare secondo i ricercatori un campanello d’allarme. Le piccole particelle inquinanti si sono, infatti, già dimostrate in grado di infiltrarsi nei polmoni, nel flusso sanguigno e persino nella placenta di animali ed esseri umani. Ancora più pericolose sono risultate le nanoplastiche, la cui ampiezza è inferiore a 1 micrometro, che equivale a un millesimo di millimetro. 

Gli impatti sulla salute di tali contaminazioni sono ancora in fase di studio, ma George Leonard, fra gli autori dello studio, ha affermato che il lavoro deve essere considerato un monito. Approfondire la conoscenza dell’argomento rappresenta la necessaria premessa per garantire la sicurezza a tutti i consumatori. Capire quali sono le principali fonti di inquinamento appare altrettanto urgente.

L’inquinamento da plastica rappresenta una problematica pressante. Ogni anno nel mondo vengono prodotte 430 milioni di tonnellate di tale materiale. Non stupisce, dunque, che le tracce degli inquinanti siano ormai rilevabili in molti tipi di alimenti. Paul Anastas dell’Università di Yale ha sottolineato che il difetto è “strutturale”. I prodotti sono pensati per durare per lunghissimi periodi, ma ciò li porta, nel loro degrado, a dare origine a frammenti sempre più piccoli e pericolosi.

Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazioni indesiderate.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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