Microplastiche: alcune idee per evitare di diffonderle

Le microplastiche rappresentano una minaccia. Questi frammenti, di dimensione inferiore ai 5 mm, stanno invadendo gli oceani, con gravi conseguenze per gli ecosistemi e possono, nell’uomo, causare problemi ormonali, di sviluppo e riproduttivi. Evitare di contribuire alla loro diffusione, e quindi di esporsi inavvertitamente a significativi pericoli, è possibile e richiede, in molti casi, solo un po’ di attenzione.

Microplastiche in cucina
Per evitare la dispersione di microplastiche è consigliabile iniziare ad agire nelle nostre cucine. Secondo uno studio del 2019, infatti, la quantità di plastica ingerita da ciascuno in una settimana, è pari a quella di una carta di credito. È in primis utile, allora, evitare di riscaldare il cibo in microonde in contenitori inadatti. Il calore, infatti, li danneggia, esponendo noi alle tossine e favorendo, soprattutto in caso di successivo utilizzo della lavastoviglie, la dispersione di microplastiche nell’ambiente. Bere acqua del rubinetto, opportunamente filtrata, e conservala in contenitori riutilizzabili, è un’altra buona idea. L’acqua delle bottiglie monouso, che sono per altro estremamente inquinanti, contiene, infatti il doppio delle microplastiche.
Microplastiche e routine
Evitare di diffondere microplastiche significa riconsiderare la nostra quotidianità. La lavatrice rappresenta un importante campo di intervento. I tessuti acrilici rilasciano, infatti, 700.000 frammenti di tali sostanze in ogni lavaggio. Le fibre naturali sono, dunque, sempre preferibili, ma esistono anche utili filtri per evitare dispersioni. Usare con parsimonia le asciugatrici può poi aiutare. Esse trattengono in genere i frammenti inquinanti, ma deteriorano gli indumenti. Cosmetici e prodotti da bagno sono un’altra insospettabile fonte di microplastiche. Optare per prodotti che non ne contengano e che vengano venduti in packaging eco-friendly deve diventare una priorità per ciascuno.
Impegnarsi per le microplastiche
Limitare la diffusione di microplastiche richiede impegno. Spesso infatti, ci esponiamo a queste sostanze con azioni automatiche e cambiarle non è semplice. Molti di noi consumano, per esempio, regolarmente il caffè in modalità take away. Anche i bicchieri di carta contengono però significative quantità di polietilene e, a contatto con le bevande calde, liberano nel liquido frammenti nocivi. Munirsi di tazze riutilizzabili rappresenta una soluzione, ma pensarci non è immediato. Lo stesso vale per un altro diffuso rito: la preparazione del tè. Una bustina in nylon in infusione in acqua bollente rilascia, infatti, 11.6 miliardi di microplastiche e 3.1 miliardi di nanoplastiche. Le foglie rappresentano, però, un’ottima alternativa e ricordarsene è un dovere.
Le microplastiche rappresentano una minaccia ubiquitaria. Tracce di queste sostanze sono state trovate sui monti più alti e negli oceani più profondi e, ormai, mangiare pesce significa rassegnarsi a ingurgitarle. Stiamo soffocando il pianeta con la nostra spazzatura. Sostenere di averlo fatto in modo inconsapevole non ci renderà purtroppo meno colpevoli.
