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Mancano 1,5°C alla fine del mondo: il riscaldamento globale non si ferma

Mancano 1,5°C alla fine del mondo: il riscaldamento globale non si ferma

Secondo l’ultimo rapporto IPCC basta un riscaldamento globale di 1°C per provocare danni incredibili all’ambiente. Il problema è che sicuramente ci sarà un aumento di 1,5°C in poco più di 11 anni.

L’ultimo rapporto dell’IPCC - Intergovernmental Panel on Climate Change - è estremamente pessimista, con alcune stime sul riscaldamento globale che lasciano poco spazio a fraintendimenti: se non riusciremo a fermare l’aumento di temperatura incontrollato, l’impatto ambientale sarà catastrofico. Ma gli scienziati sono stati chiari, non c’è modo di evitare l'aumento di temperatura di 1,5°C gradi, potremo solo rallentarlo.

Riscaldamento globale inarrestabile

Gli scienziati sono sempre più pessimisti riguardo al cambiamento climatico: nel nuovo report sono stati presi in considerazione oltre 6.000 studi e coinvolti oltre 1.000 esperti da ogni parte del mondo. Le conclusioni a cui sono arrivati sono drammatiche: per impedire un innalzamento superiore agli 1,5°C dovranno essere attuate misure molto più estreme di quanto visto finora. E se anche riuscissimo a mettere in campo strategie rivoluzionarie e su vasta scala otterremmo comunque solo un rallentamento del processo, non un arresto.

Oggi possiamo vedere con i nostri occhi, direttamente, le conseguenze di appena un grado di temperatura media in più: acidificazione degli oceani, eventi climatici più intensi, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello di mari e oceani. Nei prossimi anni questi fenomeni continueranno a peggiorare, trasformando gli scenari peggiori in certezze e con tutta probabilità potranno innescare fenomeni negativi sul lungo periodo.

Cosa possiamo fare?

La soluzione proposta nel rapporto IPCC è drastica e purtroppo solo parzialmente risolutiva. Per riuscire anche solo in parte ad affrontare il problema dovremo tagliare del 50% l’utilizzo di combustibili fossili in 15 anni, per eliminarli completamente entro 30. Le implicazioni sono molto forti: significherebbe dire addio alle auto alimentate a diesel o gasolio, chiudere tutte le centrali elettriche che funzionano a gas o carbone, l’intera industria petrolchimica trasformata in «chimica verde» e l’industria pesante dedicata a alluminio o acciaio, per esempio, convertita a zero emissioni di CO2. In 30 anni è semplicemente impossibile.

Un piano alternativo potrebbe implicare la riforestazione, come sta già succedendo in Cina, un progetto che su ampia scala potrebbe fare la differenza, ma non sarà comunque sufficiente. Anche una dieta sempre meno ricca di carne potrebbe migliorare la situazione, rallentando di fatto il riscaldamento globale. Lo scenario però diventa comunque sempre più critico, senza la possibilità di una vera soluzione a breve termine.


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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