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L’umidità che uccide: sudest asiatico invivibile entro la fine del secolo

L’umidità che uccide: sudest asiatico invivibile entro la fine del secolo

«Non è il caldo, è l’umidità che uccide». Quante volte l’abbiamo pronunciato o sentito pronunciare una simile frase in questa torrida estate? Secondo i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston il nostro potrebbe tuttavia non più essere soltanto un modo di dire.

Un rischio già concreto

Le ondate di calore non sono un rischio astratto nel Sud Est asiatico: un episodio particolarmente grave nel 2015 ha portato al decesso di oltre 3500 persone tra India e Pakistan mentre il giorno più caldo della storia dell’India è stato registrato lo scorso anno quando nella città di Phalodi la colonnina di mercurio ha toccato i 51°C.

Temperature del genere associate ad un altissimo tasso d’umidità, sono al limite della capacità di sopravvivenza umana. Non solo: è stato calcolato che le temperature folli e il loro costante aumento ha portato al suicidio di quasi 60.000 contadini indiani negli ultimi 30 anni. Secondo un altro studio dell’Università di Berkley in California, l’aumento di un solo grado in un giorno medio durante la stagione di raccolta in India porta a un aumento di fino 67 suicidi al giorno. Di questo paese in particolare abbiamo parlato più dettagliatamente in questo articolo.

Incapaci di sudare

La maggioranza delle stazioni climatiche misura le temperature in due modi definiti «a bulbo secco» e «a bulbo umido». La temperatura a bulbo secco semplicemente misura la temperatura dell’aria. La temperatura a bulbo umido invece misura l’umidità relativa ed è in genere un valore inferiore rispetto alla temperatura assoluta dell’aria.

Questo valore è particolarmente importante per l’uomo perché se le temperature a bulbo umido superano i 35°C, la capacità del nostro corpo di dissipare calore attraverso il sudore diminuisce rapidamente, come vi abbiamo racontato anche in un altro articolo. Anche la persona più sana, nell’incapacità di abbassare la propria temperatura corporea, è a rischio di morte in sole 6 ore. Raramente sulla Terra sono state registrate temperature a bulbo umido superiori a 31°C (valore già considerato pericoloso per l’uomo) ma nel 2015 in Iran, i meteorologi hanno registrato per la prima volta un valore vicino ai 35°C.

Un’Asia troppo umida per vivere

Lo studio, pubblicato nella rivista Science Advances ha utilizzato modelli computerizzati per simulare le prospettive climatiche del Sudest Asiatico misurando proprio l’evolversi delle temperature a bulbo umido nei prossimi cento anni. In un modello che prendeva in considerazione un futuro in cui gli accordi di Parigi non fossero rispettati, quindi un futuro ad alte emissioni, le temperature in molte zone dell’India, Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka e parte della costa sud-est della Cina si avvicinerebbero alla fascia limite della tolleranza umana. Secondo lo studio oltre il 30% della popolazione si troverebbe a vivere in un clima con temperature a bulbo umido oltre la soglia d’allarme dei 31°C. Attualmente, il numero di persone che vive in tali condizioni è praticamente zero.

In un altro modello a basse emissioni invece dove gli accordi di Parigi verrebbero rispettati, la popolazione esposta a temperature a rischio nei prossimi 100 anni si ridurrebbe al 2%.
«Il cambiamento climatico in India non è più solo un concetto astratto» ha dichiarato il professor Elfatih Eltahir che ha diretto la ricerca «ma è qualcosa che avrà un impatto concreto e potenzialmente letale per le fasce più deboli della popolazione».

fonti: theguardian.com – bbc.com – time.com – advances.sciencemag.org – news.mit.edu


denis venturi
Denis Venturi
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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