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Lo stadio del Galatasaray conquista il record di energia solare prodotta

Lo stadio del Galatasaray conquista il record di energia solare prodotta

Grazie ai pannelli sul tetto, lo stadio del Galatasaray è ora nel Guinness dei primati per quantità di energia solare generata

Lo stadio del Galatasaray, squadra di calcio della serie A turca, entra nel Guinness dei Primati. Niente a che fare con le questioni sportive, però. Il record conquistato è legato alle rinnovabili: l’Ali Sami Yen di Istanbul è l’impianto che ha prodotto la maggiore quantità di energia solare del mondo, ben 4,2 megawatt in un mese. Merito dei numerosi pannelli installati sul tetto, infrastrutture che, oltre a fare portare un risparmio consistente sulla bolletta dell’elettricità in tempi di caro energia, sta consentendo di guadagnare alla società grazie all’energia prodotta in eccesso e, non ultimo, di fare del bene all’ambiente.

Lo stadio del Galatasaray conquista il record di energia solare prodotta
Foto: @Pxfuel

Galatasaray, stadio da record grazie all'energia solare

Il record che ha sancito l’ingresso dello stadio del Galatasaray nel Guinness dei Primati è arrivato a marzo 2022. Un risultato reso possibile da un progetto lungimirante, diventato realtà dopo nove anni di lavoro: l’installazione sulla copertura retrattile dell’impianto di 10.404 pannelli fotovoltaici. Il primato precedente era dell'Estádio Nacional de Brasília "Mané Garrincha", in Brasile.

L’energia solare prodotta fornisce tra il 63 e il 65 per cento dell’elettricità necessaria alla struttura, mentre il resto arriva dal fornitore pubblico. Nonostante una copertura parziale dei consumi, il club ha già registrato risparmi per 385 mila euro tra gennaio e agosto. Ciò grazie alla stabilità dei prezzi di questa energia pulita.

Energia solare, una nuova fonte di guadagno

Del resto, i risparmi nei costi energetici dello stadio erano l’obiettivo della società. “Di questi tempi, che lo voglia o no, una grande azienda deve essere ambientalista perché l’energia è davvero costosa”, ha detto alla testata Euronews Green Ali Çelikkıran, direttore dello stadio da record del Galatasaray, nonché ingegnere elettrico di formazione.

I tagli dei costi sono arrivati ben prima dei due anni di orizzonte fissati sulla tabella di marcia. Complice la crescita dei prezzi dell’elettricità derivante da fonti fossili, alle stelle a causa della guerra in Ucraina, e l’impennata dell’inflazione, il club ha iniziato a risparmiare appena un paio di settimane dopo l’accensione dei pannelli. L’energia da essi prodotta viene acquistata da Enerjisa, azienda del settore energetico a cui la squadra è legata da un contratto di nove anni.

Il sistema di illuminazione dello stadio viene però utilizzato pienamente solo 150 ore all’anno, ovvero per 25 partite, e riceve dunque più energia di quella che necessita. La quantità in eccesso viene quindi venduta al comune di Istanbul, diventando una nuova fonte di guadagno. A quanto ammonta questo introito extra la società non ha voluto dirlo. Ma alla scadenza del contratto, diventerà stabile nel tempo visto che i pannelli diventeranno di proprietà del Galatasaray.

I numeri dello stadio

Le cifre interessanti non sono solo quelle relative ai soldi risparmiati. L’infrastruttura sul tetto dello stadio, in grado di ospitare circa 52mila spettatori, riesce a produrre l’equivalente del fabbisogno energetico di 2mila case. Il risparmio in termini di emissioni di anidride carbonica è invece di circa 3.250 tonnellate all’anno, lo stesso contributo che si otterrebbe salvando qualcosa come 200mila alberi in un arco temporale di 25 anni.

La via dei pannelli non è però percorribile da tutti, ha fatto presente Çelikkıran. Prima vanno valutate le caratteristiche della copertura di uno stadio e la sua collocazione geografica per capire se si può realmente trarre degli effettivi vantaggi dall’energia solare. Ciò nonostante, il progetto del Galatasaray si pone senza dubbio come fonte di ispirazione per il mondo del calcio, sport popolarissimo nel mondo che sta lentamente facendo i primi passi per diminuire il suo impatto sull’ambiente e mettere in fuorigioco la crisi climatica.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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