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L'invenzione delle buste da tè

L'invenzione delle buste da tè

Quando si parla di tè non si può fare a meno di parlare di Regno Unito, la storia della bevanda e di questo ormai ex-impero sono infatti strettamente intrecciate e hanno inizio bene o male nel 1600 . Eppure le buste da tè che comunemente associamo al suo consumo non sono altro che un’invenzione estremamente recente, per di più senza avere nulla a che fare con gli inglesi, almeno non come ci aspetteremmo.

I secoli del tè

Nel diciassettesimo secolo la bevanda british per eccellenza sbarca sulle coste della Gran Bretagna, evento che rivoluzionerà per sempre le drinking habits della nazione. Se in origine a farla da padrone era la varietà verde proveniente dalla Cina ci volle poco, circa un secolo, prima che il tè nero diventasse più popolare del suo cugino.

Questo passo in particolare, oltre a spostare l’attenzione dal territorio estremamente orientale cementò definitivamente l’usanza di allungare con un po’ di latte la bevanda. Nel diciannovesimo secolo l’India cominciò a vedere le sue terre ricoperte da piante di tè, così che le foglie provenienti da questa regione diventarono sempre più ambite e tolsero spazio al mercato cinese. Abbiamo avuto occasione di parlare più approfonditamente della storia di questa bevanda e delle sue innumerevoli proprietà, per cui in questo articolo il protagonista rimane l’invenzione delle fantomatiche buste.

Ed è proprio nel ventesimo secolo che arriva una delle innovazioni più significative per questa bevanda, evento che segna una svolta per il consumo del tè: viene introdotta la bustina a cui siamo così abituati, grazie ad una accidentale invenzione americana.

Thomas Sullivan e le buste da tè

Dietro all’idea di avere dei contenitori adatti all’infusione del tè c’è una convinzione abbastanza semplice, che questa bevanda tenda a raggiungere l’apice della bontà dopo un preciso periodo di tempo in cui le foglie sono state in ammollo, oltrepassarlo significa rovinare il tè, motivo per cui estrarre con facilità il prodotto in infusione diventava vitale.

Eppure le buste non furono certo la prima soluzione. Inizialmente cominciarono ad essere impiegati degli infusori, via via sempre più popolari, i cosiddetti tea eggs o tea balls, dei contenitori metallici traforati che venivano riempiti di foglie e poi immersi nell’acqua bollente.

Fu negli Stati Uniti che qualcuno, accidentalmente, si convinse della bontà di un nuovo sistema per la preparazione del caffè: Thomas Sullivan un commerciante di tè di New York nel 1908 iniziò a spedire campioni delle sue foglie avvolte nella seta; i clienti, pensando di doverle impiegare alla stregua degli infusori metallici, le immersero direttamente nell’acqua. Erano nate le buste da tè.

Quando il signor Sullivan raccolse le prime opinioni capì che la trama del tessuto era troppo fine, serviva qualcosa di più grossolano per la buona riuscita del tè. La soluzione fu impiegare della garza, di fatto producendo la prima busta veramente concepita, fin dall’inizio, per lo scopo.

Da quel momento in poi lo sforzo fu di perfezionare l’idea, almeno fino al 1920, quando si iniziò a rendere la produzione di questo packaging industriale e conveniente, praticamente identico alle bustine che siamo abituati a vedere in casa tutti i giorni.

In ogni caso questo sistema non ebbe successo in Gran Bretagna, almeno non subito, considerando che negli anni ’60 il mercato delle buste occupava solo il 3% di tutto il tè venduto. Nel 2007, circa quarant’anni più tardi, il preparato in busta rappresenta il 96% del mercato.

Fonti: tea.co.uk


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Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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