inNaturale
Home
>
Le poesie più belle sulle stelle

Le poesie più belle sulle stelle

Da Giuseppe Ungaretti a Friedrich Nietzsche, andiamo a scoprire insieme alcune delle poesie più belle mai scritte nel tempo sulle stelle.

Se siamo fortunati le stelle sono parte integrante del panorama che ci circonda e non stupisce che a esse gli autori abbiano dedicato alcune delle poesie più belle della storia. Alcuni si sono concentrati sulla capacità dei piccoli bagliori del cielo di dare conforto mentre altri hanno insistito sull’alone di mistero che li circonda. Andiamo, allora, a scoprire insieme alcuni dei versi più emozionanti mai scritti sulle stelle.

Le poesie più belle sulle stelle
@envatoelements

Alcune delle poesie più belle sulle stelle 

“Morale Siderale” di Friedrich Nietzsche 

Predestinata a un’orbita stellare 
che t’importa, o stella, del buio? 
Rotea beata attraverso questo tempo! 
La sua miseria ti sia estranea e distante! 
Del mondo più distante è il tuo bagliore: 
la compassione sia per te un peccato! 
Per te vale un comandamento solo: sii pura!

“Fulgida stella” di John Keats 

Fulgida stella, come tu lo sei 
fermo foss’io, però non in solingo 
splendore alto sospeso nella notte 
con rimosse le palpebre in eterno 
a sorvegliare come paziente 
ed insonne Romito di natura 
le mobili acque in loro puro ufficio 
sacerdotale di lavacro intorno 
ai lidi umani della terra, oppure 
guardar la molle maschera di neve 
quando appena coprì monti e pianure. 
No, – eppure sempre fermo, sempre senza 
mutamento sul vago seno in fiore 
dell’amor mio, come guanciale; sempre 
sentirne il su e giù soave d’onda, sempre 
desto in un dolce eccitamento 
a udire sempre sempre il suo respiro 
attenuato, e così viver sempre, 
– o se no, venir meno nella morte.

“Stelle” di Giuseppe Ungaretti 

Tornano in alto ad ardere le favole. 
Cadranno colle foglie al primo vento. 
Ma venga un altro soffio, 
ritornerà scintillamento nuovo.

“La stella della sera” di Edgar Allan Poe 

L’estate era al suo culmine, 
e la notte al suo apice; 
e le stelle, nelle loro orbite, 
brillavano pallide, attraverso la luce 
della più radiosa e fredda luna, 
fra i pianeti suoi schiavi, 
lei alta nei cieli, 
col suo raggio sull’onde. 
Per poco ancora fissai 
il suo sorriso glaciale; 
gelido oltremisura- troppo gelido per me- 
Alché passò, come un sudario, 
una nuvola lanuginosa, 
ed io mi rivolsi a te, 
orgogliosa stella della sera, 
e avendo più caro il tuo bagliore, 
nella tua antica gloria; 
dacché di gioia batte il mio cuore 
per il lato che riveli in cielo di notte, 
e vieppiù ammiro 
il tuo fulgore distante, 
che non quella più fredda, temperata luce.

“Ode alla Croce del Sud” di Pablo Neruda 

Oggi 14 aprile, 
vento 
sulla costa 
notte 
e vento, 
notte 
buia 
e vento, 
si è turbata l’ombra, 
si è inalberato il cipresso 
delle stelle, 
le foglie della notte 
hanno trascinato 
la polvere morta 
nello spazio 
e tutto è rimasto limpido 
e tremante 
Albero 
di spade 
fredde 
fu la tenebra 
stellata, 
coppa 
dell’universo, 
raccolto 
di platino, 
tutto 
ardeva 
nelle alte 
solitudini 
marine, 
a Isla Negra, 
camminando 
sottobraccio 
alla mia amata, 
e lei, 
allora, 
ha alzato un braccio 
immerso 
nel buio 
e come un raggio d’ambra 
diretto 
dalla terra al cielo 
mi ha mostrato 
quattro stelle: 
la Croce del Sud immobile 
sulle nostre teste. 

In un attimo 
si sono spenti tutti 
gli occhi 
della notte 
e ho visto solo conficcate 
nel cielo deserto 
quattro rose azzurre, 
quattro pietre gelate. 

E le ho detto 
prendendo 
la mia lira 
di poeta 
davanti al vento 
oceanico, tra i morsi 
dell’onda: 
Croce 
Del Sud, dimenticato 
vascello 
della mia patria, 
fermaglio 
sul petto 
della turgida notte, 
costellazione marina, 
luce 
delle case povere, 
lampada errante, rombo 
di pioggia e velluto, 
forbice dell'altutudine, 
farfalla, 
posa le quattro labbra 
sulla mia fronte 
e conducimi 
nel tuo notturno 
sogno 
e traversata 
per le isole del cielo, 
per i versanti 
dell’acqua della notte, 
per la roccia 
magnetica, 
madre delle stelle, 
fino al tumulto 
del sole, al vecchio carro 
dell’aurora 
coperto di limoni. 

E non mi ha risposto l
a Croce del Sud: 
ha continuato il suo viaggio 
spazzata 
dal vento. 
Ho lasciato la lira allora 
da parte, 
lungo il sentiero 
e ho abbracciato la mia amata 
e mentre avvicinavo i miei occhi 
ai suoi occhi, 
ho visto in quelli, 
nel suo cielo, 
quattro punte 
di diamante acceso. 

La notte e il suo vascello 
nel suo amore 
palpitavano 
e ho baciato ad una ad una 
le sue stelle.


Alice Facchini
Alice Facchini
Scopri di più
Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
Scopri di più
Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
Iscriviti alla newsletter
Resta aggiornato sulle ultime novità editoriali, i prodotti e le offerte