Le poesie più belle sugli oceani

Gli oceani sono di una bellezza incredibile e rappresentano degli ambienti chiave per la vita sul pianeta, quindi non stupisce che a essi abbiano dedicato poesie i più svariati autori. Alcuni hanno insistito su quanto tali masse d’acqua sconfinata generino nell’uomo inquietudine o senso di libertà, mentre altri si sono concentrati sul loro saper essere metafora dell’esistenza. Andiamo, allora, a scoprire alcune delle liriche scritte nel tempo su questi preziosi ecosistemi.

Oceani: le poesie per celebrarli
“Ondeggia Oceano” di Lord Byron
Ondeggia, Oceano nella tua cupa
e azzurra immensità
A migliaia le navi ti percorrono invano;
L’uomo traccia sulla terra i confini,
apportatori di sventure,
Ma il suo potere ha termine sulle coste,
Sulla distesa marina
I naufragi sono tutti opera tua,
è l’uomo da te vinto,
Simile ad una goccia di pioggia,
S’inabissa con un gorgoglio lamentoso,
Senza tomba, senza bara,
senza rintocco funebre, ignoto.
Sui tuoi lidi sorsero imperi,
contesi da tutti a te solo indifferenti
Che cosa resta di Assiria, Grecia, Roma,
Cartagine?
Bagnavi le loro terre quando erano libere
e potenti.
Poi vennero parecchi tiranni stranieri,
La loro rovina ridusse i regni in deserti;
Non così avvenne, per te, immortale e
mutevole solo nel gioco selvaggio delle onde;
Il tempo non lascia traccia
sulla tua fronte azzurra.
Come ti ha visto l’alba della Creazione,
così continui a essere mosso dal vento.
E io ti ho amato, Oceano,
e la gioia dei miei svaghi giovanili,
era di farmi trasportare dalle onde
come la tua schiuma;
fin da ragazzo mi sbizzarrivo con i tuoi flutti,
una vera delizia per me.
E se il mare freddo faceva paura agli altri,
a me dava gioia,
Perché ero come un figlio suo,
E mi fidavo delle sue onde, lontane e vicine,
E giuravo sul suo nome, come ora.
“La nostra vita naviga su un mare” di Rabindranath Tagore
La nostra vita naviga su un mare
Mai attraversato, le cui onde,
si inseguono l’un l’altra giocando
a un eterno rimpiattino.
È il mare agitato del mutamento,
che pascola le sue schiumanti
greggi, e mille volte le disperde,
che batte incessante le sue mani
contro la calma del cielo.
Nel centro di questa volteggiante
Danza di guerra di luce e di buio,
amore, tua è quell’isola verde,
dove il sole bacia la ritrosa
ombra della selva ed il silenzio
è corteggiato dal canto di uccelli.
L’Oceano” di Nathaniel Hawthorne
L’oceano ha le sue grotte silenziose,
Profonde, quiete e solitarie;
Anche se c’è furia sulle onde,
Sotto di loro non c’è nessuno.
I terribili spiriti degli abissi
Hanno lì la loro comunione;
E ci sono quelli per cui piangiamo,
I giovani, i brillanti, i giusti.
I marinai stanchi riposano tranquilli
Sotto il loro mare blu.
Le oceaniche solitudini sono benedette,
Perché laggiù c’è purezza.
La terra ha colpa, la terra ha affanno,
Le sue tombe sono inquiete;
Ma il placido sonno è sempre lì,
Sotto le onde blu scuro
“Il fiume e l’oceano” di Khalil Gibran
Dicono che prima di entrare in mare
Il fiume trema di paura.
A guardare indietro
tutto il cammino che ha percorso,
i vertici, le montagne,
il lungo e tortuoso cammino
che ha aperto attraverso giungle e villaggi.
E vede di fronte a sé un oceano così grande
che a entrare in lui può solo
sparire per sempre.
Ma non c’è altro modo.
Il fiume non può tornare indietro.
Nessuno può tornare indietro.
Tornare indietro è impossibile nell’esistenza.
Il fiume deve accettare la sua natura
e entrare nell’oceano.
Solo entrando nell’oceano
la paura diminuirà,
perché solo allora il fiume saprà
che non si tratta di scomparire nell’oceano
ma di diventare oceano.
