“La salubrità dell’aria”, la bellissima ode di Parini
“La salubrità dell’aria” è una poesia scritta da Giuseppe Parini nel 1759 e poi pubblicata all’interno della prima edizione delle Odi nel 1791. Nei versi l’autore delinea un confronto tra città e campagna in cui alla purezza della natura si contrappone il marcio dell’artificiale. L’aria in grado di sanare o di far ammalare è al centro del componimento così come la chiamata generalizzata alla responsabilità ecologica.

“La salubrità dell’aria”: testo
Oh beato terreno
del vago Eupili mio,
ecco al fin nel tuo seno
m’accogli; e del natìo
aere mi circondi;
e il petto avido inondi.
Già nel polmon capace
urta sé stesso e scende
quest’etere vivace,
che gli egri spirti accende,
e le forze rintegra,
e l’animo rallegra.
Però ch’austro scortese
quì suoi vapor non mena:
e guarda il bel paese
alta di monti schiena,
cui sormontar non vale
borea con rigid’ale.
Né quì giaccion paludi,
che dall’impuro letto
mandino a i capi ignudi
nuvol di morbi infetto:
e il meriggio a’ bei colli
asciuga i dorsi molli.
Pera colui che primo
a le triste ozïose
acque e al fetido limo
la mia cittade espose;
e per lucro ebbe a vile
la salute civile.
Certo colui del fiume
di Stige ora s’impaccia
tra l’orribil bitume,
onde alzando la faccia
bestemmia il fango e l’acque,
che radunar gli piacque.
Mira dipinti in viso
di mortali pallori
entro al mal nato riso
i languenti cultori;
e trema o cittadino,
che a te il soffri vicino.
Io de’ miei colli ameni
nel bel clima innocente
passerò i dì sereni
tra la beata gente,
che di fatiche onusta
è vegeta e robusta.
Quì con la mente sgombra,
di pure linfe asterso,
sotto ad una fresc’ombra
celebrerò col verso
i villan vispi e sciolti
sparsi per li ricolti;
E i membri non mai stanchi
dietro al crescente pane;
e i baldanzosi fianchi
de le ardite villane;
e il bel volto giocondo
fra il bruno e il rubicondo,
dicendo: Oh fortunate
genti, che in dolci tempre
quest’aura respirate
rotta e purgata sempre
da venti fuggitivi
e da limpidi rivi.
Ben larga ancor natura
fu a la città superba
di cielo e d’aria pura:
ma chi i bei doni or serba
fra il lusso e l’avarizia
e la stolta pigrizia?
Ahi non bastò che intorno
putridi stagni avesse;
anzi a turbarne il giorno
sotto a le mura stesse
trasse gli scelerati
rivi a marcir su i prati
E la comun salute
sagrificossi al pasto
d’ambizïose mute,
che poi con crudo fasto
calchin per l’ampie strade
il popolo che cade.
A voi il timo e il croco
e la menta selvaggia
l’aere per ogni loco
de’ varj atomi irraggia,
che con soavi e cari
sensi pungon le nari.
Ma al piè de’ gran palagi
là il fimo alto fermenta;
e di sali malvagi
ammorba l’aria lenta,
che a stagnar si rimase
tra le sublimi case.
Quivi i lari plebei
da le spregiate crete
d’umor fracidi e rei
versan fonti indiscrete;
onde il vapor s’aggira;
e col fiato s’inspira.
Spenti animai, ridotti
per le frequenti vie,
de gli aliti corrotti
empion l’estivo die:
spettacolo deforme
del cittadin su l’orme!
Né a pena cadde il sole
che vaganti latrine
con spalancate gole
lustran ogni confine
de la città, che desta
beve l’aura molesta.
Gridan le leggi è vero;
e Temi bieco guata:
ma sol di sè pensiero
ha l’inerzia privata.
Stolto! E mirar non vuoi
ne’ comun danni i tuoi?
Ma dove ahi corro e vago
lontano da le belle
colline e dal bel lago
e dalle villanelle,
a cui sì vivo e schietto
aere ondeggiar fa il petto?
Va per negletta via
ognor l’util cercando
la calda fantasìa,
che sol felice è quando
l’utile unir può al vanto
di lusinghevol canto.
Tema de “La salubrità dell’aria”
Nella poesia “La salubrità dell’aria” Parini traccia una contrapposizione tra città e campagna che risulta molto più che mera geografia. La città di Milano viene identificata come la culla dell’aria insalubre, trasformata dalle esigenze delle classi dominanti, intente a perseguire il profitto a scapito dell’ambiente.
Le risaie, un tempo interne alle mura, e le marcite, terreni perennemente immersi in acqua per aumentare la produzione del foraggio, sono visti come i veicoli delle malsane sostanze. La campagna brianzola rimane invece il luogo dell’essenziale e dei profumi, in cui l’armonia tra uomo e ambiente domina la scena. È solo in questo clima ideale, per altro, che la poesia può essere coltivata.
“La salubrità dell’aria”: dal testo al messaggio
Parini trasmette un messaggio ben preciso con “La salubrità dell’aria”. Egli individua dei colpevoli per la situazione malsana in cui versa la città di Milano. Dai versi e dall’invettiva finale appare quindi evidente che il dito è puntato contro i proprietari terrieri intenti a rincorrere il profitto a scapito della salute pubblica, oltre che verso i nobili dediti al superfluo e alla ricchezza.
I contadini appaiono in questo quadro i più sani, per quanto costretti alla fatica continua del lavoro. Le autorità non vengono poi certo risparmiate. Parini sembra imputare loro l’incapacità di agire e di mettere a punto strumenti efficaci che tutelino la popolazione.
Lo stile de “La salubrità dell’aria” riflette la propensione di Giuseppe Parini a trattare argomenti “bassi” con un linguaggio aulico e ricercato. Le figure retoriche abbondano, così come i latinismi, mentre enjambement e anastrofi scandiscono il ritmo della poesia. L’ode è nata nel contesto dell’Accademia dei Trasformati, gruppo di intellettuali lombardi, in cui al legame con il classicismo si affiancava la volontà di interpretare l’Illuminismo alla luce della quotidianità.






