La NASA lancia un satellite per mappare l’acqua della Terra

Livello del mare che aumenta, eventi estremi fatti di siccità e inondazioni, grandi incendi più frequenti. Questi sono alcuni dei fenomeni che si osservano più spesso quando si tratta di clima che cambia. Se però fosse possibile avere a disposizione una mappa dettagliata dei principali corpi idrici della Terra, forse si potrebbe provare a prevenire gli effetti più gravi.
La NASA ha recentemente lanciato in orbita un nuovo satellite proprio con questo scopo, cioè per realizzare una mappatura quasi completa dell’acqua sulla Terra. Il livello di dettaglio e i vantaggi che potrebbe fornire sono davvero notevoli e innumerevoli.

Dal satellite NASA una mappa dell’acqua come non l’abbiamo mai vista
Il nuovissimo satellite si chiama SWOT (Surface Water and Ocean Topography satellite) ed è stato lanciato in orbita lo scorso 16 dicembre. Frutto della collaborazione fra NASA e CNES (Centre National d'études Spatiales), il suo occhio scansionerà la superficie della Terra fra 78° latitudine Sud e 78° latitudine Nord una volta ogni 21 giorni. Potrà misurare elevazione, estensione e movimento dei corpi idrici con un livello di dettaglio senza precedenti, e potrà farlo anche per quei corpi idrici troppo piccoli per essere studiati dallo spazio con le tecnologie disponibili fino ad oggi.
Laghi, fiumi, bacini e oceani
Esistono circa 6 milioni di laghi e bacini sulla Terra più larghi di 1 ettaro (10.000 m2) ma, fino ad ora, è stato possibile raccogliere dati solo su 10.000-20.000 di questi. SWOT sarà capace di misurarli quasi tutti, e di raccogliere dati su oltre il 95% dei laghi più grandi di 62.500 m2 e dei fiumi più larghi di 100m.
Anche i rilevamenti per l’acqua degli oceani saranno innovativi. Il satellite permetterà di tracciare correnti, vortici e flusso e riflusso delle maree. Consentirà di comprendere meglio la circolazione dell’acqua e migliorerà i modelli che cercano di calcolare il trasferimento di calore e CO2 dall’atmosfera all’oceano profondo. Potrà fornire anche la prima visione in 3D dei vortici e rilevare le perturbazioni di circa 10km di diametro – che è come dire una risoluzione 10 volte più potente delle migliori misurazioni ora disponibili.

I risultati già ottenuti e i prossimi sviluppi
Ancora prima del lancio, i ricercatori hanno sviluppato nuovi metodi per convertire i dati di quota ed estensione in stime di flusso. E così, applicandoli a dati satellitari già esistenti, hanno stimato che i fiumi, fra 1984 e 2018, hanno scaricato nell’Oceano Artico il 17% di acqua dolce in più rispetto a quanto ritenuto prima. I prossimi dati di SWOT dovrebbero rifinire questi calcoli.
Più in generale, potendo meglio stabilire dov’è, da dove viene e dove va a finire l’acqua, il nuovo satellite della NASA permetterà di costruire previsioni e piani di risposta più efficienti in caso di fenomeni come inondazioni e siccità. Intanto, nell’arco del 2023, Stati Uniti, Francia, Australia e altri Paesi hanno già in programma un piano di osservazioni mirate da puntare su 18 siti oceanici nel mondo.
