inNaturale
Home
>
La crisi climatica minaccia le mummie della cultura Chinchorro, in Cile

La crisi climatica minaccia le mummie della cultura Chinchorro, in Cile

Sono le prime mummie in assoluto mai scoperte, ancora più antiche di quelle egizie. Ora i cambiamenti climatici mettono a rischio la loro integrità

Anche le mummie di un’antica cultura sudamericana devono lottare contro i cambiamenti climatici. Stiamo parlando dei Chinchorro, gruppo di cacciatori e pescatori che abitava i territori dell’attuale Cile settentrionale circa 7mila anni fa. Proprio a loro risalgono i primi esempi di queste sepolture dei defunti, non agli egizi, anche se con altre modalità rispetto alla civiltà dei faraoni. Al contrario di quest’ultima, le mummie dei Chinchorro venivano sepolte nel deserto di Atacama, dove il clima arido avrebbe dovuto conservarle per l’eternità. Ma oggi purtroppo la crisi climatica sta mettendo a rischio la loro conservazione.

La crisi climatica minaccia le mummie della cultura Chinchorro, in Cile

Le mummie dei Chinchorro

Ad essere più precisi, secondo i ricercatori, le mummie della cultura Chinchorro sono datate attorno al 5000 a.C., oltre due millenni prima di quelle dei faraoni egizi che tutti noi abbiamo studiato sui banchi di scuola. Sono dunque i primi esempi in assoluto di questo trattamento rituale delle salme dei defunti.

Come accennato, la procedura di mummificazione era diversa rispetto alla civiltà del Nilo. Dopo essere stato privato della pelle e degli organi interni, il cadavere veniva infatti fasciato con diversi materiali (canne di lago, pelle di leone marino, argilla, lana di alpaca e parrucche di capelli umani) fino a creare una specie di confezione. Infine, anziché essere depositati in una tomba, i corpi venivano seppelliti nelle sabbie del deserto di Atacama creando dei vasti cimiteri. È qui che si stanno presentando gli odierni problemi di conservazione causati dalla crisi climatica.

La minaccia della crisi climatica

Nel deserto di Atacama, infatti, le condizioni meteorologiche sono cambiate a causa dei cambiamenti climatici. E a risentirne sono anche le mummie. Le conseguenze, descritte da un articolo del giornale inglese The Guardian, sono particolarmente evidenti attorno ad Arica, cittadina costiera nel nord del Cile.

Il primo problema sono i forti venti e le piogge sempre più abbondanti. Questi fenomeni stanno riportando in superficie con maggiore frequenza i resti mummificati dei Chinchorro, al punto che gli archeologi faticano a gestire i ritrovamenti senza che le mummie subiscano danni da parte degli agenti atmosferici. Le alternative per loro sono due: cercare di salvare tutto quello che trovano o ricoprire con la sabbia i cadaveri e concentrarsi sullo studio e la conservazione delle mummie già trasferite nei musei.

Per ora, stanno optando per la seconda opzione. Anche perché non è che i corpi già inclusi nelle esposizioni se la stiano passando meglio. La crescente umidità nella regione di Atacama sta già danneggiando alcune collezioni, mentre in altri casi sono muffe e insetti a rovinare i resti. A tutto ciò si aggiunge un’ulteriore difficoltà: la varietà di materiali con cui sono stati mummificati i corpi rende difficile trovare la strategia migliore per conservarli. “Non c’è una soluzione magica”, ha detto Bernardo Arriaza, esperto della cultura Chinchorro dell’Università di Tarapacá, ad Arica.

Il futuro delle mummie

Le speranze delle istituzioni e dei residenti che condividono le stesse terre delle mummie Chinchorro sono proiettate principalmente in due direzioni: l’inizio di una serio percorso di valorizzazione di queste scoperte archeologiche sulla scia del loro recente ingresso nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco; un cambio nelle politiche di protezione, fino a qui carenti, di questi resti da parte delle istituzioni derivante dalla riforma della Costituzione cilena, eredità della dittatura di Pinochet, promossa dal neo presidente Gabriel Boric. Senza una svolta, i cambiamenti climatici faranno sparire questi preziosi reperti.


Marco Rizza
Scopri di più

Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

Scopri di più

Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

Iscriviti alla newsletter
Resta aggiornato sulle ultime novità editoriali, i prodotti e le offerte