Inquinamento indoor: l’impatto delle e-cigarette a tabacco riscaldato

Un recente studio ha cercato di fare chiarezza sul rapporto tra inquinamento indoor ed e-cigarette a tabacco riscaldato. La questione ha sollevato per molto tempo diversi interrogativi, ma ora i metodi di indagine utilizzati sembrano idonei a fornire risposte esaustive. Il lavoro apre interessanti prospettive per il futuro anche se, di certo, la strada è ancora lunga.

Sigarette a tabacco riscaldato:
Per chiarire il reale impatto delle nuove e-cigarette sull’inquinamento indoor un team della Kaunas University of Technology ha condotto una lunga ricerca. Tali dispositivi stanno diventando, infatti, sempre più popolari soprattutto tra i giovani e i fumatori di lunga data. I ricercatori hanno dunque analizzato una stanza di 13 m2 di area e 35.8 m3 di volume, con un sistema di ventilazione standard. Alcuni volontari hanno utilizzato all’interno di essa delle e-cigarette, a distanze diverse da un target, utilizzato per simulare la respirazione. Sono state poi esaminate composizione, concentrazione e dimensione delle particelle di aerosol emesse anche dopo diversi intervalli di tempo.
Inquinamento indoor ed e-cigarette:
I risultati sull’impatto delle sigarette a tabacco riscaldato sull’inquinamento indoor appaiono sorprendenti. Le particelle emesse dai nuovi dispositivi, sono composte per il 75-85% di acqua, hanno una dimensione di 93nm ed evaporano in pochi secondi. Quelle emesse dalle sigarette tradizionali raggiungono, invece, i 165-200nm e sono per lo più non o semi-volatili. Impiegano, quindi, fino a 45 minuti a dissolversi. Nel caso dei dispositivi a tabacco riscaldato a essere determinante è la distanza. A 0.5 m dal volontario “fumatore”, la concentrazione di aerosol era pari a 1,6 milioni/cm3, contro i 147 milioni delle sigarette a combustione. A 2 m, essa diventava, invece, irrisoria e solo un soffio mirato era in grado di alzarla.
Impatto sull’inquinamento indoor:
Comprendere l’impatto delle sigarette a tabacco riscaldato sull’inquinamento indoor non si è rivelato semplice. La differenza rispetto alle sigarette a combustione è piuttosto evidente, ma il nuovo studio si è spinto oltre. I ricercatori hanno, infatti, rilevato che, 5 secondi dopo il respiro esalato la concentrazione di aerosol, già bassa, scendeva ulteriormente a 10.000 particelle al cm3. Tale quantità non è distinguibile da un normale contesto di inquinamento urbano e non risulta, perciò significativo. Gli studiosi hanno concluso che, in ambienti chiusi, l’incidenza dell’aerosol esalato dipende essenzialmente dai “fumatori”, che devono stare attenti a distanze e direzione.
Le indagini sul rapporto tra sigarette a tabacco riscaldato e inquinamento indoor non possono certo considerarsi concluse. Il nuovo studio ha comunque trasmesso dati confortanti e gli scienziati sperano che tutto ciò possa contribuire a una progressiva diminuzione nella richiesta di sigarette tradizionali. Il tabacco non sarà mai un toccasana, ma l’augurio è che il male minore possa per lo meno prevalere.
