Tra le cause degli incendi ci sono anche le emissioni di CO2 che, alimentando la fotosintesi, rendono il combustibile più abbondante.
L’aumento delle emissioni di CO2 rientra tra le conseguenze del moltiplicarsi degli incendi, ma, secondo un recente studio, ne sarebbe anche tra le cause. Il lavoro, pubblicato in Communications Earth & Environment, ha utilizzato vari modelli per mostrare che la produzione di questo gas serra non fa altro che favorire il proliferare di combustibile per le fiamme. Ora arginare il problema alla radice appare ancora più importante.
Quali sono le cause degli incendi? Il ruolo delle emissioni
A mostrare che le emissioni di CO2 si possono includere tra le cause degli incendi ci ha pensato un team della University of California, Riverside. I ricercatori hanno evidenziato che la connessione è da individuare nel ruolo che l’anidride carbonica svolge nel processo di fotosintesi. Con quest’ultima i vegetali utilizzano acqua, luce solare e proprio anidride carbonica per produrre glucosio, quindi nutrimento, e ossigeno.
L’aumento delle emissioni sta, dunque, in un certo senso, facendo da fertilizzante e, in alcune aree, la quantità di vegetazione presente aumenta. In determinate condizioni la proliferazione di piante fa sì che le fiamme trovino materia di cui nutrirsi e gli incendi finiscono per bruciare aree di terreno più ampie. Ciò è vero anche perché a godere dei livelli di CO2 più alti sono spesso vegetali particolarmente infiammabili.
Lo studio su cause degli incendi ed emissioni
I ricercatori hanno mostrato, con simulazioni computerizzate che permettono di valutare separatamente il parametro di interesse, che le emissioni di CO2 possono favorire lo scoppio di incendi violenti. All’interno dei modelli il team ha dunque presupposto, in modo ideale, un aumento di CO2 nella stratosfera dell’1% all’anno dal 1850.
Guardando ai risultati uno dei cambiamenti più importanti da valutare consiste nella perdita di significato del concetto di “stagione degli incendi”. Appare, infatti, evidente che lo sviluppo di combustibile in eccesso permette alle fiamme di dar vita a fenomeni fuori scala anche in periodi un tempo ritenuti a rischio moderato. L'incendio di Smokehouse Creek che a febbraio 2024 ha mandato in fumo oltre un milione di acri in Texas, diventando il più grande rogo della storia dello Stato, lo dimostra.
Emissioni: dalle cause alle conseguenze degli incendi
Il nuovo studio apre importanti prospettive sulle cause degli incendi e sul ruolo delle emissioni di CO2.
Alla luce delle recenti considerazioni la corretta gestione del territorio da parte delle autorità diventa ancora più importante. Perché le fiamme non trovino terreno fertile, infatti, è necessario tenere sotto controllo la vegetazione.
Fondamentale altresì ridurre le emissioni di carbonio in grado di alimentare un circolo vizioso. Gli scienziati, inoltre, hanno sottolineato che il ruolo del cambiamento climatico nel dare luogo a fenomeni fuori scala non deve essere messo in discussione. Periodi di siccità prolungata e forti venti non fanno, infatti, che alimentare i roghi.
Le cause degli incendi sono diverse e attribuire un ruolo anche alle emissioni di CO2 rende il panorama ancora più complesso. L’aumento della quantità di carbonio introdotta in atmosfera rimane, per altro, anche una delle conseguenze del divampare dei roghi. A destare preoccupazione restano inoltre le sostanze inquinanti che il fumo è in grado di diffondere.